GARZONI - La piazza universale - 1589

V Ti IV E%S.A LE. 7 3 9 fametamorfofidì fe Refrain ficena,quekabellamaga d'amore, cheaìlet- Hai con di m'ite amanti con le fine parole, quella dolce Sirena, ch'amma– glia con foaui incanti Halme de fuoidiuoti Spettatori: e fen%a dubbio »*--' rita dì effer posta come vn compendio dell'arte^ ^iwndirrgefli propor- tionati,i moti armonici e concordi, gli atti maestrevoli e gratile parole af^ fabiliedolci, i fi ftri ladri e accòrti, i riß fap ori ti e foaui,il portamento altiero egenerofo, e in tutta la perfona un perfetto decoro, qual Spetta e s'appcrtiene a una perfetta commediante. Hor qui pormi vedere quanto Airi in s'allegri, quanto giubili Grattano, quanto effulti Burattino , quan– to, godan l'bonorate compagnie de Gelofì, e Confidenti, quanta festa fac– ci il Zani, il Magnifico, il Tedante,e tutto quella brigata allegra, veden– do le lor comedie, <& le lor perfine piene di motti arguti, & di bellijfme facetie, al difetto dei bandi, caminar le piazze vniuerfali fenza ostaco– lo alcuno, & effer riceuuta con fommo honoredoueper forte non fi pen- fiua. Maperòquei profani Comici che peruertono l'arte antica , in– troducendo nelle Comedie dishoneslà folamente , & cofe fiondalo- fe, non pofono poffare fenza aperto vitupero', infamando fiefieffr, e Tar te infieme con le forcine, che a ogni parola frappano lor di bocca- e quan– to maggiore omam ento acquista l'arte (fornica da precedenti, tanto mag– giore infamia trahe da cofioro, c hanno con l'Aretino, ò col Franco cam– biato la lingualer ragionare filo da forchi, & uituperofi come fono. Negli atti fono più che afini in ciuili, negesli ruffianiffimi a fyada trat– ta; nelle far ole sfacciati come le meretrici publicbe, nelle inuentìoni furfantiffimì atutta botto; ein ognicofaputij'cono dà manigoldi quanto dir fi pofa- e doue qualche volta potrebbono coprire la cofa deslramen- te, gli par eCefere da nulla, fe sbardellatamente non la dicono, o non la^ fingonoamodoloro intatto. La onde per cagione di costoro giace co– me nel fango fipolta torte (fornica, e da ftgnoriuengon banditi fuorde~> stati loro, dille leggi auuiliti, da popoli con diuerfe befe fornati, e da-> tutto il mondo, quafi per pena delle lor fcorrettioni, meritamente delu- fi, per iHittorie tu troni le compagnie diuifi, la Signoraèin Tarma, il Magnifico è a Venetìa, la Ruffiana in Tadoa, il Zani a Bergamotti Cjratìa- no a Bologna, e cibifognxn licenze, & patenti da ogni banda ,fe uoglion recitare,& guadagnar fi il vitto, pei-che tutte leperfine fono ammorba– ti\'da quefla ufi canagliate mette ogni dì/ordine in campo, & empiee di mille fiondali intornodouunque nonno. Questa èia caufa(\dice Vale– rio ) chela città di Mar figlia non uolle mai patire il commercio d'bislrio- ni, ne di buffoni. Come entrano questi dentro a una città , fubìto col tam baro fifa (apere, che i Signori Comici tali fièno arriuati, andando la Si– gnor a vestita da huomo con la fada in mano a fare la raffegna } & s'inui- taìl popolo duna comedia, ò tragedia, ò paßorale in palazzo, òaltHo- Aaa 2 storia

RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=