GARZONI - La piazza universale - 1589

r N 1 r 2 R $ AL E, 74 5 effermaine morfine offe fi da loro . Finalmente racconta d'hauer cono- J'àuto un Burnito vecchio fu quel diurna jl qua! finauadaimorfide fer , penti con la fottofiritta formanon meno fuperslitiofa,checurio/a. Subì-. to chequalcunocramorfo,mandauaunmeffoatHomito,il'quale diman- daua, fe egli voleva tor la medicina per colui, ch'era morfo, & fi diceua -j di fi, ég'i faceuametter il piede deflro in terra, <& co vn corteìlo lo circo daua tutto per intorno di modo, chela forma rimanefeidopo alche, fatto levar u'u il piede, firiueuain detti forma con la punta del coltello quelle parole . Car o caruz e fanu m reduc e reput a fammi . Emanue l paracle - tus . Et pofciaraHiauauiala terra, finche tutte le lettere foffer disfatte y & mettere quella poluere in vna feudelia d'acqua, & laficiatala andare^. alfondo,lacolauaconlacamifiiadelmeffopoficia , fattovifoprail fie gno della Crocciglieli daua a bere, dopo al che fi ritrouaua per cofacer- ta , che inqaeU'hora fi rifianaualammalalo. Ma chi vuol raccontare mi nutameute tutti i modi, e tutte le maniere, cheadoprano i Ceretani per far bezzi, hanrà prefio da fare affai. "Baila ( per toccarne quale vna) che da un canto della piazza tu vedi il nostro galante Fortunato infieme con Tritata cacciar carette, e trattener labrigataogni fiera dalle vintidue fi- na alle vintiquattro bore digiorno, fingernnuelle ,trouarc bislorie, fior, mar dialoghi far calefille, cantare all'improuifo, corruccurfi inficme, far la piace, morir dalle rifa, alterar fi di nuouo, vr tarli in fui banco, far que- sl'wneinfìeme, efinalmente buttar fuor ai bufoli,& venire al quanquam iellegazette, che vogliono carpire con queste loro gentilifìme, & gar- bat'ifime chiacbiere. 1>a uri altro canto efclama 'Burattino, che par che il Boia gli dia la corda,col fiacco indo fio da fischino, col berettino in tesla chepare vn mariuolo,chiamai aud'ienza adatta voce, il popolo s'appro– pinqua, la plebe surta ,igentilhuomin\'fi fanno innanzi, e à pena ha egli fornito il prologo affai ridicoloCo , & fafeuole, che s entrain vna stra– na narratila dal padrone, chefir oppia le braccia, che fientagìi animi, chervinadal mondo quanti auditori glihan fatto corona intorno, & fie quello cogesHìpiaceuoli,co r motti feioccamentearguti, con le parole ali al– trui orecchie faporite, con l'inuentioni rìdicolofe ,conqvel collo da impic– cato, conquel mofiaccio'da furbo<, con quella voce da fimiotto, con quel– li atti dafurfante s'acquifla un mirabile concorfo; quefiicol fgarbatomo da iti dire, con laprononch Bolognefe, coi parlar da melenfo, con la nar- ratiene da barbetta, col sfoderar fuor di propofito i priu'Uegi delfuo dotto ratoycol mostrar fenza garbo le-patenii lunghe di Signori, col farfiprp- thomedìco fenza fiienz^, all'ultimo perde tutta l'audienza, 6T refta un mafir <y Grillo à mezjo della piazza r. Fra tanta sbvcea fuor deportiti il Tofano , e monta fiii conlaputta,. (mattando come vn'aftno Buratta– no col fuo GrAliano filcircolo ftvnìfceintornoàlviy le genti. Hanno af-

RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=