GARZONI - La piazza universale - 1589
V N I VE R S est L E. 74 7 §>.mento deitàconcorrenza, ma pian piano, stendendo il banco-, &aceor- dindo tapina, s'apprefintanoalianti convna fiiateria di cucina, oue i-^a- nitralapedrolina,elapadronahauendopastogetofia, dall'una riporta vn trionfo di pancia ,dall'altro un trofeo dìfchiena, enonf.par tondi banco chef uno el'altro Cazzatele, barzellette, fa-broglio perla fera figlien– te, multando i circonstanti a finureilzpttino a cantar vn finetto del mal Francefi, & ma Siciliana appreffo tanto gentile, che ilputto del Furttt- nato è per perderla atutte balie dalla faagratiain questo estrema,- emi- racolofa. Laonde il Tamburino, dubitando- del fatto fio, piglia la pofta a buon'bora, e comparendo in piazzaallaraffegna,singegnacon far an– dare -un'otto fu per unbaUone,. trarrci filai in quelmezo, quafi con arte magica allar,voltafio» & mentre! QUO tendono in fi , legazette vengo- no ingiù, con in filiti e nuovi, artifici] a ritrattarlo, ile he imitando gen- tiimente U T^apalitano col bacìi da barbiero fattoi b acuii, sgridando- . alle quattro, & alle cinque campanelle, e con due caraffe,, e quattro bic– chieri fopro la testa va raggirando,, fienza crollargli^, e fa fiumare a i-baci- h tutti i fiuonì di campana,, e .a questo fiieno-destailfvono delle muraiuole, . odi quelle da otto che maggior diletto danao-a lui, chei bacili a coloro,, che alle fie feioceberie prefintiftxnno. Fra tanto'Mastro Paolo da AreZc Zf comparijce in campo con-tm stendardo grande lungo,. e distefo -, otte t vediunS. "Paolo dam canta con la (foda.\n- mano,dall'altro una fruttala' bifeie, chefbitandù mordono quffi cofi-dipinte ognuno che te miraHor qui fi comincia a narrarla-,/alfa originedella enfi, fio, la diftenUenzafit- uolofit che trabedaS. Taolo,ft contat'Bistoria-quandofu morfo-nelilfi$- la di Malta „ fi recita bugiardamente • co me talgratk è derivata in tutti ; quei della fuxeofi, fi diebiavan le pr -me fatte,, le concorrenze battute, le vitorie ricevute, 1 stendardieonquiHati-ehe fi mostrano F 'piegati-allagen – te ; fi mette mano alle fiatole ,, efi-coua fuori vn carbmaccio lungo due • braccia, 1 graffo come vnpalo,£poivn madataffo^ e.poi veto vipera,e fi. sj>auentail popolo coni 'horidaaffetto ditali animal azsrj .Qffi.fi.teffe la favolò, come gli baprefitalla foresta-, mentre imieti tori mieteuano il fru– mento, & ha liberato li villada-vna morte manifesta,che foprastaua,.a tutti dal periglio grande, di quei, fierpimalade tti.il plebeo s'arriccia,il villano flremtfie alla novella, che vien raccontata con talgarbo, che non fhiìenfuuro dimetter* utopie fuor della porta della cittàje prima non- be– veva bicchierodi-polvere\,, che- glie datadamafiroTaolo,.odal-Moret- tù dì r B ì )logna.m a non finifie. cptilo cofi, che dinuovo fi torna a mefiokr nelleficatole ,e fibutta fiora maffide fardo,unregolo.obfftlifiomorto, unCrocodillo portato d'Egitto, una taranfoladi campagna, una lufirtx^ d'-lndi.i, e con la mostra dì tai firpenti fifone horror e alla turba, che tre mebonda. mette mano allaborfa ecomprala gratia diS. Paolo ridottila ma-.
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