GARZONI - La piazza universale - 1589

V 2V: I VERSAI E. 77 7 , fnoìant'ichi,rifofefacetamente;e tu veramentefeidegno de' tuoi, pernot– ti di riifoilalenta ci è l'effempio di Lepido Cenfore,che baucndo priuato del cauallofecondo gli ordini deìlaRepublica Romana «Antiflio Caualliero, &. facendo di ciò romore gli amici diAntiflio, & dimandando à Lepido, che caufa haueua da allegare àfuo padre, tornando à cafa priuato del canal lo,& ejfendo egli tenuto nellafua coloniaper huomo parcifxmo, modeilif- fimo, & molto da bene;rifionderà(difs'egli)ch'io non credo alcuna di cote- ile cofe. i matti d'altro fine fono, quando fi replica vna parola medefima, ma. ad altro fine. Come ejfendo il ftgnor Duca d'Vrbinoper paffare vn fiu– me rapidijfimo; & dicendo ad vn trombetta, Pafa. il trombétta fi voltò con la beretta in mano, & con atto di riverenza dijje. Taf lafignoria vo– stra. 1)e' motti di contrapofitionefinarral'effempio ài quelfcolarTode- fio, che diede la buònafera al Beroaldo dicendo. Domin e Magifter Deu s clet vobis bonu m fero , éì Beroaldofiubito rifpofe, T i bi malum cito. De' motti d'interrompimento fi narrai'effempio di Carlo Quinto, che in vna òratione, che fece l'Alamani ambafiìator del %è Francefcoprefifo à futù» Maéflà,douefi dislefe affai nelle lodi dell'Aquila ìnfegna Imperiale, nel for- nir del pericolo l'interruppe con quel verfo. E l'Aquilagrifagna, che per più deuorar dui becchi portai ? "Per che l'Atamani haueagià manzi fritto vn fonetto in dìffiregio delTA* quilxdoue erano questi ver fi. Vn'auuocato parimente feguendo in Senato la fia oratione, fu interrotto dall'auerfarlo, mentre vn'afino cominciò à ragghiare, dicendo; fomite il trombetta delle fineparole. fDe motti morda- ci faceti fidi l efempio di Gemin Ottomani fratello del gran Turco, che e fenda prigione in Roma, & vedendo il nofirogiofirarc all'vfinza Italia– na , dife che gli pareua troppo per 1 filterzare, & poco per far da douero. I motti di confenfi interpretato diuerfamentefono, quando fiaffermaquel che dice colui, che parla, ma sinterpreta altramente di quello, che effo in-.- tende. Come dicen do vn amante al fio drudo, che per b ella infinitamente lalodaua, cheefa era vecchia, gli dife egli. Signor a quello, che di vecchio hauete, non è altro, chel'afomiglìarui à gli angioli, chefufon le prime, & più antiche creature,che formafe "Dìo. Demotti di diuerfaifofitione fi pan l'effempii) diquello, che dife vna al Pontefice facetamente, che figli concedeua vna certa dignità, gli lafc'urebbe dui vfficij, & dimandando il Pontefice quali ;foffiofe ,qucldel Signore,® quel della Madonna, (fofit quell'altro, che dife, che vno addimandato (falfurnio fi chiamaua contai nome, perche fialdam i forni. Cerca il parlar ridìctdo puro de'motti di comparatane fi recita qWel del Signor Giouanhi (fonzaga, che fui giuoco cotfarò fuo figlinolo Ale fiandra ch'era anch'egli giocatore,ad Alefandrò Migno,oercbo vn dì cheeffo perdeua, ilfiglhot slauameflo, ondegli dife, che fio figliuola Alefandrò erafilmile ad Alefandrò Magno, chefi doleua delle uittorie di Filipofuopaire,diibitaio die no refiafe a lui che vincere» perche^

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