GARZONI - La piazza universale - 1589

r n ì r E lit A LB. 77 » © prodigo rerum. Luxuries nunquamparuo contenta parotite t )e t Ma quanti maggiormente inforgono cètra labhomineuole vitto della clfie- t , o n ^ tìcofi amato,e riueritofra Tedefchifhe lorpar cofa bonoreuole, eglorkfa £ Ae l'inebriarftjttfcpelirfinel uino? Agoflin Sato firivtdo a lefiacre vergine fi n 0 t " comedo un canto leda loro infinitamite lafobrietà,cofi dal! Uro le dijfvade eflremamente\l ebrietà dicende,cbe ,Ebrietase(t flagitiorù omni u mare r culpariìqu e materi a du x criminu,orig o vitior u turbat i ò capms,fub - uerf o séfus, tempefta s lingu a procell a corporis , naufragi u calliracis, a S , S miffi o téporis , infam a volutaria , ignominiofn s lagor , turpid o mor i dedecu s vits,honeitari s infarxrià,anirna:corruptela . E^.Bafilie nelfer- tttone D e di e Pafcha: , la deferiue cefi. Ebriera s ef t rationi s inreritus,for - citudini s petnicies,feneéiu s immatura , mor s mométanea : Catone tra folito di dire, che lubriachezza ero una pazzia uolontariaiondeArisletile ne'fuoi Vroblcmi,oUafettìone trigeftma ,e questione terzp decima J emme- ra fra le fette dell infama. Tintone nel Dialogo nono de Republica dice,cbe uno ebrio ho dentro inferni animo trannico, perche violento tutte le poten A tie interiori, e tvttiifienft tsfdroyde per fapienza famofoferiuendo ad Alef fonar o Magno,che molte uolte sinebriauafer voler raffrenar lintéptran- Za fua,gli diffe.Vinu potatur a s o Re x meméc o te biber e saguiné iena? , làqual fentéza fece verificar Cìeomede Lacedcmonio ,ilqvale efiedo ehbrio s'vccife con un cartello da fe medefmo.Hipp arino figlimi di Dionifio Turi' no per tafiia ebrietà refiò amazjato. Agrone Ite dagli Mitq,diuenendo e- b rio morf <j miferomente {ceme firiue Tolybio)in quella infima. I Toeti rahoparimetcche Orfeofu uccifo da alcune femke ubriache. Dionifio oi- reopagita allega Tlatone, bauer detto, effer l'ubriachezza un dcslro,e gra M giocatore dilotta-perchefamancareipieémettendogentilmente lagatn- yjjjjj ! • barola.J meliche vengono dalla ebrietà fono infiniti.Tlinio, dice chef ruffa ° là memoria } & cagiona fogni ffiauenteuoli,onde anco Giuuenale dice. Giuue Quienìm Venus ebria curat ? le . Inguinis,& capitis,qu£fimt differimmo nefeit. S. "Paolo, fruendo a gli Efefi, dice nel uìno dimorare la lufuria.Ter quello S . Paolo eATrioilofone cbiamaua il uino lattedi venere. Tra.glimaU, che fono Arioftof nel uino ecci queHofbe, chi ne bene eccefiuamente, non può tener cofa fé- Be ' creta-perciò fi diceua perprouerbio antico, che il uino uàfenza calza,per- che tutte le parti fecrete,ér uitiofe difcoprcEt per quella ragione diceua -j Efchilo Toetafhe taccialo era Specchio dell'occhio, & 'duino Specchio del- E f c j,j t'animo, & uolontà deU'huomo. OuidioTo età lodando il uinoferife i fe- Ouidio! guentiuerfi. Vina parant animo sfaciuntque coloribus aptes. t Cura fugit,multo diluitur que mero: Mann'altro voltò con più ragione quello éfìico,dicendo. Ce e % Vina

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