GARZONI - La piazza universale - 1589
V N 1 V E KS ^ L E. 77 J Tbania Ereflio, nel libro della morte de' tiranni, narra che Scotta figlino l Phania. del "jRgjCreote sinebriau& ogni giorno, & cofi ebrio eraportato daquattro perfine fopr a vn figgio d'oro come in trionfo.'Dionifio èdefcrìtto bibace, & ebrio daTbeopompo .Aleffandro daT lutar co.My cerino Rè degli Egit- Theopo m tu d aHerodotto.il Rè Antigono dx Thilarco. Demetrio da Tolibio.Le don p °ù tarc o ne Greche da Antifone nelfino lacalante. La naiione de Tapyri da Betone, Herodoto" & Aminta Infiorici, come riferì/ce Atbeneo nel libro dec'rmo,al cap.nono. Philarco. I Vbigalenfi da Harmodio Lompreate.I 'Bizantini daThilarco. Gli Elei da Polibio. Tolemone. I Calcidenfi da Theopompo.I Traci daCallimaco. Gli illirici da g j " " ^ " 6 ' Hermippo.e gli zsiriei dall'ifiejfo. T^ondimeno tutte le leggi d'huominigiu Aminta" flifon fiate fiempre contrarie all'ebrietà. Zeleuco ai Locrefi prohibt cbe^> Harmo- manco deffero il vino àgli amalati. Fragli Indi fiobrijjfimi era vna legge, dio . che,fie vna donna vccideffe il lor Rè vbrìaco potèfifeeffer moglie del fino fiuc f " 0 •ceffore.Appreffo à %omani era interdetto in modo alle donne, ch'eran pu- M # mte delt'isteffa pena dell' adidterio,fe beueuan vino. I Maffilief Ihaueuano Callim per cofia infame. Apprejfo aiTrogloditiiT^loropoteuon bere vnpoco di co. mofio;ma tutti gli altri eran temperati dal vino. Apprejfo gli Egitti; era H e r m i P— tenuto per cofaficicrilega ilvino. GliAtheniefi caHigauanó con la pena del Leggi con la mortegli ebrij,come fece Tittaco alcuni cittadini.lMaffinefi chabìtano tra l'ebrie oltra ilfiume Corimbi, faceuon mo rir di fame il lor Rè, fe egli s'inebriano, tà. & altri popoli tennero diuerfi coflumi in castigare,® punire quelli ebeu inquesto trìtio erano immerfi. Horfia diloro detto àfufficiènzjt-. Annoration e fopr a il cviij. Difcoriò. Circ a i Golof i ved i il Rhodigino 3 ne l 4 .lib. dell e (uè antich e letcioni , a l cap . vndeeimo.&ne l lib .7. alcap.^y . DE M O T E G G I A T O R T, E T E N I G M A T I C I. Difcoriò cix . Senza dubbio alcuno daifilofofi morali concèdutoall'huomo il motteggiare piaccuolmente, però che efifendola uitano- fra pièna ® di fatiche, ® di noie, enfiandogli huomini da bene molto immerfi nell'hònesle ,& grauìoperatìoni, è cer- tamen te neceffario recrear qualche uolta £affaticata mente, ® dar qual– che piaceuol ristoro a i fpiriti loffi, accioebe l'anima stando continuamente affijfanell'operationi dimportaza,nori'pèrdaquafi.arco, cheUafempre te fo,il fino pròprio',e t ndtiuo uigore.A qtiefio fine aduque le fon conceffe alcu ne ricreationihoneste,acciochefinalmete più proto, ® più gagliarda fiorga all'opere grani,® aU'imprefefeuere.che alfuo proprio stato fono coformi, & couenieti iEt quefle piaceuolezfte,che lefirn cocedute, debbono hauer in loro una certa, mediocrità,et effer differiti da quelle,che i meri buffoni con Ccc 3 mune-
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