GARZONI - La piazza universale - 1589

V N I V E X S oA L E. 77 J rati. Ma, perche gli effmpi manifettano meglio il tutto .àvnper imo da– rò gli effempi,®quei più belliche da altri, & per me tteffo hauròfaputo, 0 potuto r accorre. Ver/andò adunque intorno al parlar faceto, fi trovano motti fonanti fenfo diuerfo dalle parole.come Steftcoro "Poeta, riprendendo 1 Locrenfi delle loro infolen%e cantra à perfine di lor pia potenti, volendo inferir,che quei patenti fi vendicarebbono cantra ai loro, dando ilguafo al lor paefe, diffe chea tali non fi doueuafare oltraggio, perche portava peri, colo che le cicale non cantaffero in terra, ilche denota che gli arbori non vi fono.De' motti inaspettati, ouero inopinati v'è l'effempio d'vno antico "Poe ta,cbe dicendo in un fio ragionamen to,cbe vno hauea ne i piedi, & creden- dofi che doueffe dir le fcarpe,foggionfele bugan%e, o i pedignoni, che è un male, che viene àfanciulli, maffimamente per il freddo, ouero qvetlo, che pan Quintiliano di Cicerone, il quale tparfa vnfilfo rumore della morte di Qu Vatinio, battendo interrogato Ottinio Liberto di quello non troppo amico, no fe le cofe pajfamno bene, ®rifpondendo egli bene, diffe inopinatamente. Hor ft.egli è morto,® quell'altro dellifeffo.che co/a manca à coflvi,fenon robba,® virtù ? I "Bifiic ci confittone nel mutare, ouero accrefeere, o mi- nuire vna lettera,ofìllaba, come in quel verfo à molti noto. Marta, che mena vn myrto à morte m'vrta-j. Et quello, che fcriffe alla Signora Emilia Via, Alla Sig. Emilia Impia. ® quell'altro, che fcriffe d'vno oratore,ch'era diuentato dQratore,aratore-, et dvnaperfona nobile, chenon eramen mobile che nobile .De' motti ambi– gui ci è l'effempio, che pone il Cavalcante nella fua Retorica, come dicendo, non fi conuiene,che vn forattiero fa fempreforettiero; doue lafeconda vai ta quel nome forettiero fi piglia per inesperta,® nuouo. ® quell'altro,che diffe vno antico Romano d'vtt fvo fervo golofa, ® che rubbaua cofe da~> m ingiare, & da bere, che egli era fio, à cui in cafa non era fugellata, nè chiufii co fa alcuna doue par che lo trattaffe da fedele, et pur intendeva l'op poftto.Et quell'altro, che vsò Cicerone, quando interrogato dall'accufttore di Milone,d che bora di giorno Clodiofojfe ttato vccifo,rifpofe tardi, inten– dendo fatto caperta,che meritava deffere veeifogran tempo auanti. Intor no à motti metaforici ver fi l'effempio di Chriftppo, che, efendo nel trionfo di (fefare portati i cattell i d'avorio,® pochi giorni dapoiin quello di Fa– bio Maffmo qvei di legno, diffe metaforicamente, che quelli eranoie guai– ne di quei di Cefarc.® quell'altro* che recita Qvintiliano, che effindo non- ciata la morte di Vatinio,nè trovandof lautore di tale auifo, M.TvlIio che gli era inimico diffe. Hor fu fra tanto io fruirò Ivfura, perche egli fifareb– be chiamato pagato in tutto, fefoffe morto veramente, fmotti d'interpofi– ttone fon, quando s'interpone qualche verfo o nofiro, o d altri àpropofto, come qvel che mette il Cortigiano di meffer Hieronimo 'Donato, chcfxncon trandtfiin %oma in vnajqvadra di belliffmegiouani, ® dicendo vno del– la fua compagnia allimprouifo. Ccc - 4 Quot

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