GARZONI - La piazza universale - 1589

v ^ i r i i\s u i s: 8o j terkptrchc alfuo luogo particolare fi parlerà di tutte, come conuienfi. 1 Ladri poifon fauoriti ancora,® chiamati cortefi, e liberali, perche ta* rijfime -polte auuiene,che nonffienàìno la robba largamente, fen^a tener– ne conto,o tifa, non fapendo effonde fi venga,e tali-furono jlttaba, &* l^umenio ladroni fornofiffimui quali congionti infieme a rubbare,& fpen derefecero luogo al prouerbio prejfo a Diogeniano, che parlando fi della ^ I 0 g e n conuentione infieme di dui malvagi, fi dice. Conuenerun t Atrabas , & Nume n ius.. Oltra di quello fon dimandati mondanamente felici, perche l'acque furtiue fono più dolci ( come dice il Sauio ) & il pane afcofo è pia fiaue, & faporito . T^e mancano mille altre friuole, ® inette ra– gioni, con le quali fi fi fienta la ladraria al meglio che fi può, benché a vn minimo fiffio tutte -vanno a terra, come foghe fecche ,® alla pian– ta inutili, e graui fecondo il tempo . Ma che il furto fa detesìabile infifi'effe, ® abhominando afattolo mottra la ragione efireffa, ch'egli ' 0 £ s è contra la giuflitia,come dice S.Tomafo,e contra la carità debita al prof fmo,e contra la legge diurna, che neli'Efodo, ® nel Leuitico lo prohi- bifie, e contra la legge Evangelica, che in S. Matteo al quintodecimo capo l'arguifce,e contra la legge Apoflolica,® maffmamente contra U detto di S. Paolo che apertamente lo detefla in quelle parole agli Efe- j p a o j fi. Quifurabaturia m no n fnretur , magi s aurem labore r operand o tn ani bus fu is.E contra la legge canonica, la qual lo prohibifce con quel- leparoledì S.Hieronimo. Qu i cum furepartjcipar,perdicanima m no n i ù r i p l um iedilie reusrenetur , qu i furti eft conicius . E contra la /ej - ge ««»7e ,I.j.Digeftisdefuribus . e contra l'infiituto di tutti i più fig- papa Pie . gì,® più faputi huomìni delmondo . Ecco che ipopoli di Corintia ( come notanoPapaPionellafuaCofmografia,® Marcantonio Sabellico nella Becadecima)inflituirono che vn ladro filo per indiai bafantìfen%a pro– ceffo foffe fatto morire,® dopo tregiorni,effiminar i tefiimonii, eproua- to colpeuole, foffe lafilato fu la forca,fin che cadeffe à pezjì <* peXZÌ > ma trouato innocente fi leuaffe, & con filenni effequie,orationì,® demo fine per Vanima fua,dal popolo fi fepelìjfe. Quello antico Bracone, che diede le leggi a gli Ateniefi fra l'altre ancora lui,nefece una, nella quale ordi– nò che ogni qualunque furto foffe cafligato con la pena della morteiperil- cbe diceua diluì Solcne,cbe haueuafcritta la legge con ilfangue, la qual fupofcia mitigata,® temperata dalui.Gli Greci hebbero vn coflume fra loro antico,cbe tutti i ladri erano in fronte con ferri ardenti bollati, acciò foffero da tuttiageuolmente conofciuti.cofi fi faceua a tutti i furbi, e ta- p j a d t 0 gliaborfi,marioli di pia%ga,i quali da "Plauto fin dimandati Xpnariì fife res, da Latini communementeSaccuUrii, & da Greci Balantioromi, fe non mente Efchine appreffo a Celio. "Promefheo, che diede le leggia gli Efchine. Mgitii>commando vn'altracefi da qurfladiueifi, cioè che fi fero confe- Eee j gnati

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