GARZONI - La piazza universale - 1589

P x \ l V E ì\S A L E. 80 7 neretti,che non puon dir lalor ragione che non fi Fa capitale, fe l'erario eommùne è effduSto, feagni cofa è dilapidata da ladroni, fe il tutto è con– finato iti man de' creditori, fe la republica eficlama per tanti debiti che fi fanno tutta uia ,feoghicofava iti mina i tetti vanno a ferrarle cafe u-xn- fto al baffo , Ventrate ifpedifcono , i beni Stabili fan venduti, i mobili diffi- pati, &ognicofa riceve a un tratto Voglio Santo.Leputtane, i Ruffiani* iganimedi,ibuffoni.iparafiti,'Struggono ogni .cofa 3 e t'ambiatine, le delicie, il piacere, le grandezze del mondo, il proprio appetito confuma- iipil tutto con ira,& con furore. & penlano i miferi, che tanta firage pcf- 0 durare? che questo re^nofìa perpetuo? che fi poffi eternar queSta fiemen te digramigna coli trifta, & cattiva ? Che Argo un giorno non racquisti gli occhi?Che no s'habbià da por fefto a tante gbiottonarie? Che non s'hab bla da cafiigartanti furfanti? Che una galera nongli habbìaa capire? Che una forca non gli habbia a far la profpettiua?Che dalle fipalle loro non s'habbià a fare il boia un par di ftajfe? Che non s'habbianoa ucder con la mitra in piazza da manigoldi come fono? Che tutta la baffa plebe non hab– bia da giubilare uedendo ì ladroni perpetui (perpetuatila quefia feccia con fufa, quefia canaglia fihernita, quefia ladrariamarcia con le rape, e con le cipolle accompagnata? Iddio che uede il tutto , che conofce il tutto,che conaltiffimaprouiàenza regge, &gouernaìltutto, quandohauuràben fopportato ; e fofferto igrauifcandali, all'ultimo con pefante mano uindi- card ifurtie le rapine d'efiì deftinando l'anime fecondo il merito all'infer– mai corpi loro a gliauoUori.Hor facciamo paffaggio ad altri ad.affiori « À n n o t a t ì o n e l ' o p ra il cxy.DrtcoTib . De* ladri ragion a Pietr o Vinone* , né* libri del lefilettar te !ertioni, a cart e 119. i t o . & i8r.EtPietr o Crinito,ne l lib.j.jd e Flanell a diicipal-cap.ij.Etoof i i l Calcagni» uo,acarte6i*. & a?7,E t pariment e ilRhodigino,ne l hb.6. &cap.(V & lib.io. & c a . D E Q U E S T O R I , O T E S O R I E R I . Difc. cxyj. ^ D E fia deriueto iluocdbolo di Quefiore, chepreffo a Ve– neti fi dimanda Camerlengo , Marco Varrone chiariff ma- mente il dice, tenendo, che fìa àifitefo a Qv<renào,ìmpero- che l'ufficio loro principale prefio a Romani era di ricerca– re i denari pertinenti all'erario,con quella diligenzf,che heg gì ì Tef meri di Romagna coturnato d'vfàre.Terò Afcanio Tediano, nel- | r f c a n i o •la feconda anione di Cicerone contro Verre,dice quefite parole . j^'adto - Ted res Vrbani a'rariut n cura f anr , eiiisqu e pecunia s expenias , & acepta s in tabula s publica s referebant . Et Tomponìo kggìfia.Dt origin e iuris, pg_ 01 .| 0 AVe.Quafflores con {tirati runt,cu m artariu m publici attcTic s VlTc «*pi{- ' fct, u t ellèn t ìjui iJli praeilènt. Vuole il Biondcne'fuoilibri d e Rom a Eee 4 T n u n -

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