GARZONI - La piazza universale - 1589
o i ó 7 » 1 A Z 2 JL auxritforis.Languìdezja di corpo mirabile,<& per quefìo Pitagora fre- dicaua douerfi rimouer dell'animol'ignorala f, ,ddl ventre la lu.ffuria,la di- fcordia dalla città, & Vocio dai corpi, ónde fra fimi celeberrimi precetti, è quello, Chajnici n e in fidias, il qual rimira a detestar purl'ocìo.Héfiodo fialamèdacitàcopagna dell'odo dicèdo. Fame s fempe r Comes eft non l a 'borantiuiro,^ * Arìfiotile nel trattato de uirtutìbus ,e Plutarco nel principio del libro, de Tranquilirate animi» con ifidoro, & altri compa– gnone all'odo la molìcieja tepiditàdl torpore della uita l'inertia , la negli– genza dìffolutione,la impatienzaja triffitia,il tedio, & il difprezzp à e l bene,con molti altri mali,cbederiuano da lui,comeda peste. Ove ancogli odo fi fono aflomigliati à quelSifara, che da labelefu uccìfo dormendo in letto;a quel tonache dormendo fu fommerfoin mare-.a Sanfione,chefivpre fo daFiliilei dormendo fra le ginocchia di Dalida: alla moglie di Loth,che restò convertita in una statua di Sale, per gvardarfi a dietro ; a quella T^iobe Toeticada qualfu trafmutata in fatua marmorea, per tfier eglino peggio che una fatua immobili, &• infenfibìli nell'efìeriori, & interiori, opìnìonì.Per tanti mali che accompagnano gli ociofi,par che ogni cofa hab bla in effofo laprofeffone loro. Ecco, che in cielo gli Angioli uanno ar- guedo la temerità degli odo fi no cefiàdo di gridar;Sastus,Sacìvs,Sa£tvs, 1 pianetti per non fare ociofi, s'aggirano con moto combino intorno a que ita terra.La terra ìfieffa,che per naturaimmobìlcper nonflareociofa,pro duce infinite piante, fiori,herbe,&frutti. Gli animati mattonali non cefi- fimo d'affaticarfi ogn'hora, per dimoflrare all'huomo quel che ha da fare, onde il Sauìofauiamete lo rimada alla formica dicendo. Vade ad formica, o piger , Se co n fiderà ma s eius , T>e r questo concludono i Dottori n per che luogo fi pofifa affignar proportiomato all'ocìofio ,fi non l'inferno, perche il par adifo € defilé no u'è proportionato, effendo effe mercede de g operarìì, non il terrefte,perche fu dato ad JLdamo,percbe operaffe in eflo : non questo mondo, perche fi uede, che nostro Signore malediffe quella ficulnea, che ritrouò flerile, efien%a frutti ; non il Turgatorio,perche non ha ben meritorio alcuno : onde m rdla fot l'inferno, perche, effendo fiato isciofo dì qua, bifogna chefìenti di là.Terò il dottiffimo Dante ripofe meri tamenteglì ociofi nell'Inferno afofpirare ,& piangere dicendo. Qitìuìfofpìrhpì -nti, & amar guaì Bjfuonauan per Vaerfen%ajìeìle, Ond'io al cominciar ne lagrimai. In confermatane dell'odio , che fico tira quefla profefiione ociofi, allega. Francrfco Trìncio nel primo De Infìitun'one Repnblica?, l'effimpio de' Ginnofofiitì Indiani, che non lafciaUano mangiari gioueni ammac– cati da éffi-fin che non haueuan refi conto di quanto haueuanfiudiato, & operato inanzuDiodoro ferine effer Rato una legge preffo agli Egìttii, per kquale
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