GARZONI - La piazza universale - 1589

V 1\ I V Èì\ S A L E, 85 1 il Leone efiergli appreffo. Fri altro rihaueua di quefla fatta. Don Diego di Dczxa Arciueficouodi Siviglia. Mapercbeparmi batter diquefamate– ria detto a baflanza,facdamopafiaggioadaltriprofefforì. Ànnotatione ìopra il Dif . cxxvi>ij . Incoin o a'Domefticator i d^animal i notil i quell o che not a il Rhcdigino.ne l lib. 11. &cap .66.8cncllib .ij.&cap .f8 .&co( ì Pietr o Vittorio,àcarte IJTJ. Se 30; . DE' D A C I A R I / 0 G A B E t L I È R 1 , O D O G A N I E R I , &de PòrtOnari,o PaiIaporti, & de'CohtrabàndieMjO Sfrofator i di dacij , Dif a cxxxViij . Enire che Carlo Sigonionelprimolib. D e antic o iure ciuiu m Romanorur a ragiona de'dacij, & delle gabelle Romane, chiaramente le nomina [otto il nome di Vettigali, che altra tofa non furonoper teflimonio di Fanone, che una efiecutio- ne,oueroun rifcuotìmenlo dì dacij, & impofitioni mefle ai cittadini, & villani d'ogni forte, per ornamenlo,&foflegno della Republi ca. Et quefle Màcrobione'fuoi Saturnali ferine ch'eran [dite d'affit– tar fi nelle Klende delmefe dì Marzo, ne ciò fipoteua fare per teflimonio di Marco Tullio, neWoratìone della legge Agraria, fi nonhel confpetto; tfr aUaprefenza del popolo Romano,& qu e sii Vettigali efierflati il neruo della Republica, lodimoflrà efprefiamento in una epiflold a Quinto fino fratello Troprettoredell'Afa, & loft nelToratione feconda tontraVer- re. Isiarra poi il Biondo nel quinto libro della fina Roma Trionfante che questi Daciari, & Gabellieri eran latinamente detti Tublicariì, e ch'– erano un numero grandijfimo -, & fopra ogni cofa moltopotenti, perche la più parte erano Cauaìlierì Romani, che toglieuano affitto quefle gabel– le, come fi ufà hòggidì ancora fra noi ,&a quefiifu molto amico Cicero– ne , onde fcriuendoa Craffipìde diffe . Meuniuerfò ordin i Publicano - M/rtii;.» rumlibentisfim e tribuerii m Et a Quinto fuO fratello. Pote s eda m tu id facete , quod & ferirt i egregi e & facis , ut commemore s quant a iì c inPublicanisdignita s , quantu m no s i!l i ordin i debeamus . Et neW– oratìone per Caio Rabhìo, laudandolo; diffe quelle parole, Huiuspa * ter Caiu s Curiu s princep s ordini s equeftn s fortiflìrnus , & maxi - mus Publicanu s . "3vj>» attendluano però quefii honorati Cauaìlierì per fi Beffi a tale ufficio, ma per me%p dì lor miniflri idonei a coteflo me- Jliero, i quali da Afe anìoT ediano fono dimandati Manàpzs, & d'efit parlaCicerone nella quinta Verrinatone dice . Qtiideftuerre s ì ne lllam quide m tib i defenfione m reliqua m ferirt i : Mancipe s in ifti s tihb % rebu s

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