GARZONI - La piazza universale - 1589

Arto»? Quisquh habet numos,fiecura nauìget mirai Fortunamque fuo temperet arbitrio. Fiutando non meno quei uerfipur d'Horatio. oitirum per mèdios ire fatellhes Et pr&rumpere ama^faxapoteniius. Iffiu flumineo. •Però per fodisfare al vulgoin parte che chiama beati i ricchi d 'oro, & d 'argento , pretendo d'infegnarein quefto dìfiorfo de'maeflri di Cecca tutti gli auantaggi per far oro,e cercare di felicitar quanto pofio iftudio- fì delle ricchezze, defcriuendo loro, come fi opera nelle Cecche de Pren- Dipi , & de Signori di quc -iìo mondo cofìuago, & bramofo d'argento , & «a - - oro - Co ^ or ? adunque j quali attendono alle cecche, & vogliono da efile p eio. a *' nUC * & lMrtuUÌ & iaumt *WP 0 ifà^^ Vannuccìo nel lafuaVirotecniaallib.9.ecapitoloterxo)porrelaprincipal cura nel pe- fo,perche lafoftanza dì tal arte confife in vna quantità dipefo ff artico in mohì pezzi a ponto limitati, fecondo che il Trencipe concede al cecchìe- YO per terminatiffimo rimedio.pnde, feper negligenza fop perfettioncfa danno afefiefìofinza vide d'alcuno, &fe manca, manca del donerò , & è notato per perfona infame, del che ffiefiofi ne riceue al– tra alla vergogna , grauìffmo & vìtupcrofo cafligo. Sarebbe ottima cofa lauorar perfefieffo ,fenza miniftri ,fe foffepoffìbile, per trarne quel guadagno che tocca loro. Debbeauuertìrfi nel comprare ori, & argen– ti baffi ,o fini, & aprir gli occhi per coito fcer gli inganni > & le fraudi che far fi ponno netti caratti, 0 leghe loro, con faggi, prone, e tocchi, penetrando ben quanto di fino vi è dentro ; & cefi bifigna nel cimenta– tegli ori, &h affinare,® partite argenti tener fiempre per rificontro lefitte bilancie, & la penna in mano. Et il firmile dee fhrfi conglì mi– niftri , & prima conglifonditori,epoi conglì fiempanìni, & appreffo con gli ouenen, & veder di rìficomrar fieffo con gli giuratori del pefo, per– che queflo importa molto ; &• aWuliimo con gìicmiatori, non vfiando ne gligenza in parte alcuna, ne fidando fi troppo del faùere, ne della ne delle mani d'alcuna perfona. Però è dibifogm che vn maefiro dìcec- cha fia per fi medefìmo perfona d'ingegno, & di natura fuegliato, efier buono Aritmetico per non errar del far de'conti, ne afuo,ne ad al– trui danno. Bifigna fiper ben affiatare ori, & argenti fondergli, & aipnargh, e partirgli l'un dall'altro, & veder eh e non fiperàaminuùa alcuna d'argento,o doro dalle piafire, importando la cefi altro, che jfkuole, & baie. Ma per venire all'ordine della prattica, primieramen– te io dico quella dell'oro. Quefto adunque cimentato, & aggionto q poco di manco fino, che il Prenc'pe concede fi piglia in quella quanti- $a\ebefiruQkt&fifoìde>&fkttain verghe ,econ vn martello fipra vna

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