GARZONI - La piazza universale - 1589

Platone . fedefopmUUclecofeeradaefferuenerafa,&CQ somariueretiaoffetua. ta.Qumdi -Platone•fipieùffimo diffe,cbe vn'huomofedele è di maggior jfef Orfeo ^ " ' ^ m ì m - > c h e t H m l'oro del modo. E Orfeo Tbeologo antico diffe, x co - lafede è la balia, e la nutrice degli buomini che s hanno da felicitare, all Tullio. 1 u a l co f a allufe Catone appreffo a Tullio nel ter%p defuoi uffii if, lafede ha un tepio appreffo Gioue Ottimo Maffimo. ìkbe anco diede Maffimo 0 C C a f m e a V a l e r { ° Maffimo di chiamar lafede Nume uenembile.Terque Seruio?°" y° r a c c a " t a Seruio: che gli antichi venerarono il cane a gufa d'un D\o,f lo p lafuafedcltà.Talche effendoilgouernator e fedele meritar àtuttii ho– noris tutti ì pgi del modo.Ma $ il contrario non farà vitupero, eficrno, no ™ e ™' l ? n governatore infidodl quale (fidamente affanni la Repubiica, rubbiil commejapprcprij l'uniuerfale,faccia frode••ne'maneggi, tomm tamgamonelibri del gouerno,ferina quel ch'èjalfojeui quel che uero, giogai debiti,d'minuifca i crediti, ufurpì ilfuod'particoLiri,daneggi ibeni, chenofimfuai,ufiffi lì effo ogni cofa,neghi a'fudditi anco il vitto ne rio alla conferuatione della vita,e finalménteper cogregar denari, diffipi, flrugga,ij>iantìi luoghi del gouerno proprio. Et fi potrà dir di cofìuipiù di Seruio. . qutl,cbe dice Seruio di Curione,che egli vendè RomaaCefire pervent milafcuditfercbejer accumular petmia,&ammaffar denari per fi fo non vmde,magettafnon getta,ma slrugge,non flrugge,maprofonda il b della Tlfpublica in un tratto. Ma douelafc'w la carità, che dà cotanta lod dGommatori amoretwli, e da benetquefia mìnifira volentieridfiudditU lor bifogni,gliprouede le cofi neceffarie,gli cerca le vettouaglie a bui m cato,fiaccia la careilia fuori delle città, pone abondanra in ogni cofa, ai ta ipouerijoutiiene àgli afflitti,confolai mi/eri, recrea ifionfilati, e por- _ geogmfirtedaimo,efoccorfo alle perfine desìitute. Quindi\ ragioneuo GMinia mente Cfiufìkniano imperatore nella fina militata, al titolo de libertini f ra°tore Pe " " ' P ro f e lf lonedì poffiderqueftauirtìi, dicendo. Noftr a pieta s omni augeire, & in meliore mftatum reuocar e defiderat . Tutti gli ehi bebbero in fommohonore quelleperfane,chelufarono, per argome del fio pregio,&valore. E perciÒHer sole. (fecondo che firiue Fanon Vànone. g iou _ando continuamente agli buomini, fu chiamato per fargli hon àft^iMKcr che proprio uuol dire diffipatore de'mali, E'm utro quale lapiù bella, & piubonorata cofa, che aiutare Ihuomo, & /occorre piuchepoffibilfia intuttii fuoi bifigmi Haueuanoi Ternani nel w%3 delle lorCorti lacafa delle grafie, volendo fignificare,chea.tutti gli h Eflempio mini era neceffaftofargratia, e piacere àgli huomixù, & effer e pronti/f di iigur- mi aifirmtìj ne' bifigni. Ligurgo, per fare i fuoi cittadini humani, g S°- • aueTJpapenfire dinoti e ffer pri u.au, ne viuere in modo alcuno da p AU omo . Mfritutiéjaa che penfafferoefjtr come le pecchie, che fanno ogni c vtilità commune. uiitfonio firiue di Traiano, che fu tanto taritat'm bmm

RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=