GARZONI - La piazza universale - 1589
V 1{1 VE R ^S A L E. 8o > cerca ne'giudìcì, che fono meriteuoli difruir i cari,e lieti abbracciamoti d'una putta cofidolce, cofipretiofa,e delicata, perche lor fi richiede d'ef- fer vergini perlintorrultione,canàidi,e. puri, per la bontà, d affieno gra- ue,e uehemente,perl avfleritàfcintillarde gli occhi fiamme di foaue fuo- co ,perla clemlxa, che dee effer compagna, dellagiufiitia,et equità, uefii re honoratamente,e ciuilmente,perjegno dìgradella, e nobiltà, hauere un portamento altiero,eraroper argomento di grauiJfimamaeslà.Quefie adunque fono le conditioni honorate, che fi ricercano, comunemente ne giù dici! qualifac ciano profefioneidi riportar pregio,® honore dagli atti.-& operationiloro. Enecefario,non diròconueniète ; che un giudice habbìa unamenteincorrotta,evergine intuitele cofe, che uitiarla,e cdtaminar lapono, perche no bifiógna, che per denari fi corropa, per timor fi pieghi, per pafione fi moua,p ignoralafaìli,per rifettopeccbi, per pietà peruer tifai ordine della giuftitid in modoalcuno.7s{on dee corromperfi perdena VÌ,o prefentiin alcuna maniera,perche a quefla foggia il ricco fafoperchia ria al pouero,epatìfice egli grauififmi infiliti dalla perfona fiua;per quefto diceva Efaia.T'rincìpes mi infideles,focij furum , omne s dilìganemune j f a ; a . ra,fequuntu r retrìbutiones,pupillo no n iuàkant,caufa vidua e n ó ingr e ditu r ad illos.Et 1 fiderò nel libro delfiommo bene, aferma, che, Paupe r indoro dum no n habe t quo d offerat,no n folum audir f conreranitur,fe d eda m contr a iuftiriam opprìmìtur .Zd onde ne'Canoni alla caufia feconda,e que– stione ter%a,èficrìtto,che Citovìolaturauroiuftìria. Erafolito(per mo- ^ t t 0 ~ ftrar la poteva dell'oro a corropergli huominì)di dir di Filippo Re di Ma ^J^USL cedonìa che qualuque fortezza per fìto,oper altro inefugnabile, poteua C edonia agevolmente prenderf,pur che potcfepafaruiperlaportauriafnello ca Eflempf rìco doro.Quindi iToetifinfero,che maipuote Gioue vincer la calla, & ^ ^ a n a incorrotta mente della giovane Danacperfin ch'eglUcangiandofìn piog– giad'oro, non lepiobbe in fienosi che non è m eraviglia, che con tanta age uolezgapofa peruer tir le menti de'givdici afar torto alla povertà, come accade ;e tanto più fhe,come dice OuidioToeta. . Ouid'o . • Inpretiopretiumnuncefi,dat cenfushonores, Cenfvsamicitias,pauper ubiq; iacet. Recita (quanto aìprefienù communi) Santo Antonino uriefempio fa- s Anto ceto dì un giudice , che hauendo riceuuto vn vitello per prefente da «o . vno , <& all'incontro hauendo il [ito auuerfario apprefentato alla fiua - moglie vna vacca; mentre nelgiudicio contendeuan le partUe che'lpri– mo diceva, favellimivitelli, e dicanos'ho ragione onò , rifofeegli. il vitello non può effer vdito, perche la vacca grida più forte. Dalla qual cofia fi cava quanto i prefenti vagliano a peruertir i giudici^, e le fien- ten%e di questo , & di quell'altro . Vero bene eficlamaua Efiaia con- . tra i giudici d'ifraele. Ve h qui- iuftificati s impiu m p r ò muneribus , & i u --
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