GARZONI - La piazza universale - 1589

gpo T J ~£ Z Z \À & iuft'tia m iufti anferti s ab eo.Eben nell'Eflodo fono auuertitiìgiudici con quelle parole. Non accipie t inunera , q uia. excarcao r oculo s fapien» tium , Se per -uertun t uerba iufrorii m . 1 <{pn dee piegarfimeno'il giudice per timore,perche l'equità ha da premiere a ogni forte di potenza,ene/fu lederla - m fa da jp alfen tarfi ne'giudicuper minacele d'altri. Ondenell'Ecclefiafti W °" coèferitto. Noli quaerer e fieri index , ml ì ualea s uinur e irrumpet e ini- I'ilat o quùates, ne forceexcimefcasfjqe m p -jtentis , & pona s fcandslu m i n giudic e agilitat e tua . Cefi perciò nella caufa di noflro Signor e l ingiusto "Pilato ha ingiurio , uendo paura delle minacele de gli bebrei, che difero . Sihuncdimiiris. , non es amicu s Cadàris. a^p» ha da raouerfìa paflione,giudicadoper odio, S.Iacom o 6 p eramore diuerfamente,perchefra nir ; (dice S.Iacomo) iuitiiiar n De i Senec a n o n ° P e r a t u v » E Seneca dice,che Amor iudicium ne(cit.Afe»o per igno- S. Hiero - ranza deefallare,effendoli necefjàrialafaenza nel giudicar eP ero S. Hie nimo. ronimofopra EfaiaProfeta dice. Non eli omnium redteiudicare , fed eo rum ,qui funr prudentes . Il che s intende nel medefimo modo de giudici fecolari,&eccleftaftici,ne'quali tutti fi ricerca, che fappiano in methodo, c'hanno da tenere in giudicare. Ter questo nella legge Canonica. Extra de confanguinitate,& : affiti irare,a / capitolo exetireris . èprohibitoavn giu– dice cercar daaltriquel cheluibabbiadaparlare,e nelliiteffa legge ex - tra.d e electione.capitul o cum nobil e intimato, che vno non pof)'a efere giudice ecclefiaftko fe non è almeno mediocremente infrutto nella feien- Làfr ^legale e in confèrmatione dic'iò,neffunogiudiceprefente alla caufa che da* Oria- criminale,® importante deue interrogare per mezp d'altri, maperfe no . slejfo,comeprouaLanfranco daOriano,nelfuo trattato de tedibus,, a l nu mero decimo nono,fe egli brama d'apparer |fona idonea,e letterata. Oue anco il Tanormitano nel capito lo Scifcttatus.d e Rerefcriptis . apertamen te tiene,che fipuò far eccettione cotta qualunquegfiuàicCiCbe ndhabbia faenza o peritìaprattica almeno di giudicare. Enondimeno hoggidì tan– ti Trtnciampano dentrod quali fan poi la riufcita,che merita l'ignoranza, e l'imperitialoro,reslando come tantibóaZjifcornathepofti ingrandia– mo perìglio di perder quella riputatione, che il fcioccogiudicio altrui più M.Tullio che i meriti loro conferitagli haue.Tjpn bada peccar per ricetto d'ami S.Gmua n c itia,o difangue,percbe ( come dice M. Tullio) Perfona m iudicisexui c quifqui s amicum inducit . E in S. Giouanni, al capitolo ottano,fon notati quelli, che per cagione di qualche par entellaperuertìfcono ilgiudicio, in Giouan - 1 He ^ e parole. Vosfecundu m carnemiudicati s Benchécommunemen- ci Croto . te (fecondo Angelo da Terugia,e Giouanni Croto,ne'lor trattati de'teili- monij)uno non poffagiudicare in caufa d'un fuo confanguineoper la fufpi- tionè meriteuole,che indi ne nafce,fduofe non è hmmo difiprobatafede, che ilfuo giudicio fa degno d'effere ammeffo,& accettato.i^pn ha da per uertire ilgiudicio per pietà, perche lapietà deue ejfergiufìa, e no iniqua. Terò

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