GARZONI - La piazza universale - 1589
? %IV '£' \S "A L té ' 8p J hifognà i l ignobile ndleficricre apparenza,b viliffimc i', & abiette ne gli atthdoue fi ricerca grattila JPn giudice cactiuo non ba l'orecchie »c'hauea Alefifiand.ro, luna aperta per laccufittore, e l'altra per il r ee, crede age- uolìjfimamemé quanto li'vìen detto ; contra I'ejfempio delgiufiiffimo Al- foftjo da £fle,di cui fcriue il dittino Arlotto in quella forma, l'Aioli» Che/ognun ha da te ben grata audicnza, Isfon uitroua però fàcil credènza. Condanna manzi che afiolti il reo, contra la legge vecchia, della qual fh- uellò'Njcodemo<inS.Lucadicendo. Nun qui d iexnofrxa iudicatquem - ' u c * ' quam, nifi prius andien t ab eo quid facia t ?E contra la legge de' I{oma- nìydella qualdifie Fefio negli Atti Apoflolici. No n eil: Romani s cófue nido 'dannare aliquem hominem priufquam is, qui accuiatur, prasfe a its habea t acciifetoresjociimqu e defendend i accìpiat ad abluenda cri- ^dAi» mina,qu x &obìjcìuntur.e' contra la legge Canonica, la quale pofe Mei- d c f chiade Tapa,alla caufa fieconda,& questioneprima in quelle parole. Ne – minem condemneti s ant e veruna,& iuftum indicium , nullum iucUcs- tisfuìpitionis arbitrio, fed primum probat e , & pofte a charìtatiuam profei're fenterttiä.d i p iù s'vfurpa la giuridittione d'altri temer arìamen- te ,cotraUnibittonedellaficrhtura,che dice.Tu quis es, quiiuàicas aìie- num.feruums'i'e»* entia ingiufiamente, eff amina perfidamente, ffirezz* gli ordini di ragione imprudentemente, difjerifce la caufa fraudulentemen te ,fuffiende il reo iniquamente,Vn giudice ingiufio trauaglia gli ìnnccen- t 'hportartfpettoa nocèti,dìsfauorifice ìpouer'hfauorifce iricchi, abbraccia igrand'hdifcacciaglihumilhfì degna a magnatufi [degna co'miferi, difen– de la parte,efa fopcrchjaria a qualunque filma cotrarie a luì E in fiomma douefì ricercal'honetto,etildebtto,ejfo riè tato da longUcbe merita agni fa di quel giudice di Cabtfe deffer uìuo fcorticato>e fenza. alcuna pietà giù fliffimamère vccifo.Hor fa parlato affai de'giudici tanto buoni quanto cat t 'ui,Et con quefti uegono i Sindìci,i quali per altro nome fon chiamati De Sind putatì dal Budeo,a quali tocca il carico difendere, & hauere in protettio- - . ne le ragioni publiche, ondeappreßoa "Plutarco leggiamo, che Arifiide fu da gli Atheniefi creato Sindico, per difender a nome de" fimi cittadini, la caufa commune de' Greci, &Demofiheneriferifce, che fu per legge ßatuito,che non nefoffe più creato alcuno, aecioche l'vfficio del {indicato trouato per l'utile publico non fi volgeffe in guadagno priuato : benché ì Siniicidifendono anco iprìuati, fecondolufo delle leggi ciuilì. Ma chi vuol meglio veder quanto s'affretta ai Sindici, legga laprattica del final- tato di Giofefo Cumia.Horquefio batti. Cu S An n o t a t ì o n e f o p r a i l D i f c. cxlvj. Circa i Giudici vedi l 'Annota. de l Ecroaido,à carte fei.Con " AleiTar.dro d'AleiFan. a*lib,v.& cap ( i4.EtparimenteiiR.hodi,a l lib, n,& 13 .4M7.4S./0 . $ i. & j i . , . " ' DE .
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