GARZONI - La piazza universale - 1589
V ^ 1 V E \ S JL L E. 913 l'alabarde, arme pertinenti alla militia loro,gli ban fatto rileuar brutte- ferite per la tejia,c5 uergogna di quelli,® bonor grande delia loro prof e fi fione. Il proprio vfficio del sbirro è circondar dìntorno,e raggirar per tut– ta la Cittàffol per veder fi troua chi rubba,ò chi porti armejeh^a liceva, è chi uccida,ò chi facci contrabando,ò chi vada fpiando,ò chi perverta in qualunque modo le leggi communi,ouero municipali : doue che il giorno prattica per le bettole,per le piaqre,per gli ridott'hper le baccane, e fior re p le capagne allafiorefla ; e di notte uà attorno le mura-pergli chiaflì'» fu le fefle,per le strade,per le calli,cercàdo dinciapare in qualche legno » ò d l'urtarei n qualehe palo,che li rompa le (palle. Emalitiofo veramente in ogni anione quanto dir fi poffa,perche,per buscare fi fa amico de'furbi» porta il lume dinanzi à tutte le ladrarie,tien copagnia co loro, ferue à efli perfpia,diflimula i latrocinio s allontana, per non pigliare i ladri.à bellif fimo studio.fe uien dimadato de gli homicidvj finge di no efier fiato prefen te, ò no hauerconoficiuto leperfone,b che i brani erano in troppo numero» ò che fon fcappati troppo prefio,ò che nohà potuto ritrouargli,anzj gl aui fa,gli raguaglia,gli fa animo tradendo per dinari lagiuflìtia occultamen- te.T^el dar la corda stringe be chilipiace,e mal chi egli vuole;racconcia le braccia a alcuni, ad altri le stroppia ; auifia uno in prigione vn 'altro lo steta,aiuta dì cibo quefli, e laficia morir di fame quefl altro. T^el cercare i cotrabandi,ouero che troppo rhinuiamete mettefiottofiopra ogni cofa, mo- firadofi curiofo,e prefontuofoinfìeme,ouero che co due gallette fi fa tace re : e be che faccia insta di fermar la robba,di gridar fi u'è cofa dagabel- la; nodimeno all'aprir della borfas'accheta à un tratto, e come ranaam- mutifeefiubito col boccone. Metre fi corre dietro àfuorufeìtugìoca da lar go col cauallo,nò e il primo à dar laffalto,fì difeofia più chepuole, fi trat* tien da parte più che uolontieri,e per faluar la pelle per ì fichi,fugge ogni rìfiebio del corpo covra diloro,nel caminar di notte uja da buó furfante di mor^are i lumiàpofia à qualcuno,p farlo trarrei foldi,ac ciò non fa codot to in prigione;ouero affronta un altro, & fà moflradi cercar per l'armi, e figli piglia la borfia co fuperchierìa,tiene prattica,co le meretrici^ coglie refiepub qualchuno ch'habbiaìnfpia,hàcòmercìo congli hofl'hperche dì ricetto a'furbi detro all'hojìarie;®- e copagno del magnifico boia, perche la fimpathia di mefiierigli hà legato il budello infieme à tuttadue. Sono infinite le malitie d'vn sbirro-.perche s'allena fra le forche,® le berline; prattica coi prigioni ch'hanno il dianolo addoffb;conuerfa ne' palagi doue aficolta mille furfantane ;ode i trattati de'furbi,® mariuolià colpi de'tra ditori,® affaffini,glìatti delle puttane,® de'ruffianagli inganni,efirata- gemide'fuorufcìti,le malitie di quei che ropono le prigionia alche in prò ceffo di poco tempo diuienecome volpe astuto,® malitiofio,fìra l'altre fue malitie ottegono il principato qfle,cbe molte uolte fiauorìfice ighì'ttì,con
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