GARZONI - La piazza universale - 1589
o-o v i A Z Z A me colui che'l diede alla druda. Vri altro c'baueua di fale vuotala zucca,diffe.Quel ch'io fonfi vede* Quel ch'io fui, non fi può vedere.Et quel ch'io farò,non fi vedrà mai Vri altro a cui della fua prodigalità non era rimafio altro ,che un gran vafio di pietrafacendofi porre ineffodiffe. Antonio gode tuttoil fuo in vita, ®gli refiò quefìo truogolo chefelo gode in morte,& ha fatto quefio,acciòrteflungoda il fuo. Ma quest'ultimo fornifce la cricca,® fi airono, nella Cbiefa degli An gioii a Venetia,e dice. Hic iacet de Bottino quondam Matthai Benedilli de Luca Haredmn fuorum,de confiniofancìi Fantini An qua iacee Giannino,® Stefanofigliuo li di detto Bettino,a cui fifa compare quell'altro che dice. Fin dal Finale finì la vitafua di cinquantanni in prigione, riffe anni dodiciàl refto ch'egli slette in carcere nonfaprebbe rifoluerfifefoffe mor- rofouiuo. * Mavò pur dir ancora quel del Giouio. fatto al ribaldo dell'Aretino t che dice. Qui giacel'AretinT.oetaTofco^ Cb e diffe mal d'ognun fuor che di, Dio, M afi fcusò,dicendo,nol conopeo, Cofi quello del Borges a un cane del Ducadi Mantoaìnverft. Qui giace fepelito in questa buca Vn cagnaz^P ribaldo traditore, Ch 'eraildijpettoìe fu detto il mìo amore ISfonbebbe altro di buon,fu can del Duca. Ma fe benlaprofavfa ancor leigli epitajfi,contuttociòfonproprij,e fingo lari del Toeta,e quanto fon pia breui,piu chìari,piufidi,® più còprende- ti,tanto(ono Stimati più giudiciofida tutti untuerfialmente. Come pare a meefier quest'altro di uri amicomiofatto aiuncane della fua morofa. Latrai a ladri,® agi'amanti tacqui, Ondamef]er,<®a madonna piacqui. E bello anco quello de Cotta al Cane dìBortolamio Aiutano che incomin– cia. Caparionegofum®c. Et breuemete da Greci,Latini,& Italiani poeti fi veggono beìliffimi Epi- taffi,farebbe troppo lungo il dirli tutti. Hor vedafi quantofonoi Toeti de– gni d'ogni rijpettoper tante honorate anioni che fanno. Terò felicifu- ron veramente gli Atheniefi: imperocbe,fi come i Laconi fi djlettauano aomamente delle fatiche,®- effercitij virtuoft, dThebani piacquer le Ti– bie, a'Cretenfì la caccia, riTeJfali il canale are, a gli Etoi il rubbare, àgli Acarnaniil Saettare, aTracilofchermire,apopolilittotali.ilnauigare, mfi agli Atheniefipiacq \fuora di modo il poetare, & che piubònorafo fog-
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