GARZONI - La piazza universale - 1589

rìoriferine, quando la lettera, & giudicio del Signor Riccobono fopra detti uerfiarriuò,ritrouandofiil Mafia in certo locopublica, li fu da chi haueua con efio lui quefiabaldez^adeuata dimano la lettera, & coficon fommo fuodif tacere pafiò nelle mani di molti. Et perche! autontàdel B^ccobonOiChe tie la prima cathedra di Immanità inTadoa,® è filmato, & è veramente giudiciofo,& letterato, come da molte honoratefiue fati- che fi può vedere,poteua appreffo al volgo, & anco i maligni recar gran danno alla riputatìondel Mafia, & ofiurar la bellezza de fuoi fritti, po- tendofi da gli ignoranti dico, & da i maligni dire, che erano pieni di erro– ri , & però efer siati cenfurati, & corretti dal R^ B furono certe perfine dotte,® 1 dìgiudiciotche acerbamente rifofero à quefic oppofitioni,ìl Mafi- fa,che amati Riccobonoe fendale pervenuti alle mani, procurò con ogni fiitdio, che fifopifero, ne comparifero in luce, come voleuanogli autori. 10 che amo l'honor del Mafia, ®- fon amico del R. B. mi fon interposto, & ho voluto difender il Mafia,® non offender il Rie cobono,maf me efiendo mi modeflamente accennato da chi mi può afolutamente comandar e,per- fuadendomi, che anco il Riccobono debba r efior fadisfatta, che fa difefo, non contradi lui,ma dalle calonnie de maligni,iquali haurebbono coperto illor ueneno col autorità,et ombra del nomefuo,vn tato fio amico, etTro tettore,come eglifiefo cofiffain molte fue fatiche al Mafia dedicate, et in fede nel fio Defenfur cantra il Sigonio dedicato a lui, doue dice Tu me in hac preclara fede, in qua trefdecitn ab hincannos ueteris dotlrinam elo- quentiaprofiteor tvispropè manibua collocasti. Tu me ut amplioripra- mio afficerer ìam bis adivuìsltfua ut omnem dignitatem, & commodum meum fatear à tua benignitate, & hvmanitate tanquam a fonte deduci, perchefarebbe anco centrala profeffionfua,cioecontra l'humahitàtvr- barfhouer doler fife alcuno con ogni debito r'tfetto del fio honore dicali fuo parere & da lui difseta ne la coffa de le lettere, nelle quali fempre èfid to,& faràfempre lecito dir liberamente quello che fij"ente cantra ciaficu- no fen%a offe fa de l'amicitia.Cicerone il fece con fuo fiat dio, che nella materia de l'oratore da lui difeordaua , & in altre cofe fentiua il contra– rio, che Attico, <& nondimeno l'unii era congiontifsimo amico, l'altro amor e voli fimo fratello. ®~ ne i noslri tempi ancora, & ne l'età pafja- ta fon fiate molte quefiianì, & differenze tra letterati, che fono slate di- futate, & uentilate da loro con grandifisima modestia, & (enzaofefa de iamicitia, benché• alcuni l'.hanno fatto per il contrario, perche ami– ci tutti, ma di tutti più amica è la uerità, la quale dafunnàfivradalfuò fenfo : Terò Signor Antonio riuolgendo amicheuolmente il mio ragio– namento àuoi difeorriamo familiarmente fopra li uoslri avertìmenti. Et pnmaìn generale dirò, che fieben patena bafiare in àifefa del Mafia 11 lefiimonìo di uoiftefo, che dite , Hora mi bafierà efifequire il fuo com- man-

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