GARZONI - La piazza universale - 1589
54$ 5 » 1 A Z Z J « chi ha le orecchie affuefatte ,et trite alla lettioneet oßeruatione de bttò* ni uerfi no parerà duro,ne afpro,pche fe la Colüftonefaceße sepre ilverfio *frro,molti che fono dolciffimì diuenteriano affiriffimUcome quello di Fer Multum ille & terris laSiatus, & alto. Doueprouano i dotti, che Iettando fi-via la uoceüle, il uerfo perderla o leggiadrk,& parimente in quell altro Uhm expìrantemàl quale cbipro~ ferìffefinza colUftone dicendo illuni fpirantem, non farla verfio degno di Vergìl'o,refilando come manco,® priuo d'ogni delicato fuono, & poetico, et molti altri, eh e per breuìtàtrààficio.jLnzicon fiommo artificio quella collìdane è in quel loco fhttd,percbe coneffafii' uienmerauìgliofamète ad efrrìmere l'cffetto,chefkìlcaÌdo,di restringer il terrefirehumore, &fitr aprir la terra,che quel'poetagentilìfifimo etfireffe con quella uoce biulca- rere,dicendo in quella elegia aflus biulcatagrosdl che fi dime firn col ge tar via in legenda la i,&la m ,che èlitera,che non fi può fiecodo Qjàntilia no effrimere,fie non con le labbra giunte, & colriceuer polla e, che nel pronuntiare apre la bocca vien a lignificare & moflrar apertamente l'ef– fetto de f apertura, & fififura della terra, il che ancho fi effirìme col fin del dattilo nella q.fede:Dipià aggìongo anchora, chequefle collifioni mo- defiamente fatte conuengono inffecie à quefio genere,® maniera di uer- fo tenue,et elegiaco,ch'è tutto delicato ,ma però fine fuco come dice il t no.Cicerone parladc de l'humile,® tenue genere nel Oratore dice. Habet ille tanquàm hiatus concurfiu uocalìu molle quidam,® quod indicet no in grat a negligentia aere hominis magis.quam de uerbis laborantk,et Her tnogene, ilqualeparlàdo. della compofiitione nella oration pura dicevi» MI <li Jt &fepa TrpaToy uh » d .7r *.ìì y <K<fJ v à' TTìp ì <TVW,pQV <ria>S Tay oa (j.!Kft>kryov,uiv>ij. comfofitio puraprimum fimplex est, et de concurfi v lium minime follicita,et il Tontano con l'Etithreo infieme affermano qua fi con lìfiefifeparole ,che da quefla collìfiìone numerus fìtfiolidior,cum qua dam auditorumiucup. ditate, ® in fiomma per dir ingenuamente il nero , à me più piace queflo, che quello, che uoi hauete racconcio, perche è più duro affai,® quella particella nuneper eßer di fina natura affrettaper la concorrenza didoì eonfibnanti,nel a-piede,doue fi fitil giudìcio deluerf & l'effer un ffionieo lo rende più außero, perche il Dattilo(all'incontro) nella quarta fede fà il uerfio dolce ,piaceuole, femplice, ® puro,come nel nostro la parola excoquàt ,fkriufcìre il uerfio. La onde uediamo, che ton tanto studio Theocrito ha offeruato quefla cofia, & anco Vcrgilìo fe ben non tanto nella Bucolica, di metter fiempre'd dattilo nella quarta fi de : Ma forfi queileuipareranno confitderatiom troppo minute, & io vi dico > che fimo dì tanta importanza > che per quefla uia molti dotti, &let terati hanno feopertoy® offeruato nei buoni poeti eofe miracolofie. Et chi non sa guanto Fergilk fi affatichi in quefleeofei quando mi efiprìmetc
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