Hospitale_ocred

4. Una complessa vita comunitaria e sociale A un secolo dopo la sua fondazione, intorno al 1330, 1’ “Ospedale Grande” è già una complessa realtà sociale e re- ligiosa, una comunità che raccoglieva confratelli e consorelle uniti nel nome di Cristo. C'è la casa dell’ortolano che lavorava tre biolche di terra e ovunque galline. L’ente possiede una trentina di case e terreni in affitto: una vera potenza, economica e sociale. L'organizzazione dell’Ospedale regola la vita quotidiana e segna il destino di molte persone. Vivono in due zone distinte, maschile e femminile. Le ragazze dormono in grandi sale, separate dalle bambine. I ragazzi più grandi vengono mandati a lavorare fuori o nelle botteghe dell'Ospedale. Il rettore che vive con i confratelli, le oblate — bambine e donne nobili obbligate alla vita religiosa — e con gli esposti — i bambini abbandonati per indigenza o perché illegittimi. Le converse non possono uscire e mischiarsi con gente esterna, anche durante le funzioni religiose. Ecco che tra queste mura si disegna l’arco di una esistenza caratterizzata da una intensa vita comunitaria. Non si è mai soli, nella malattia o nella morte. Accanto all’ospedale, l’oratorio di San Nicomede ha una sagrestia e una camera mortuaria, per assistere e accompa- gnare i morti al cimitero che affianca l'Ospedale Grande. L’Ospedale Grande si prende cura del destino di tanti, accompagnandoli verso un nuovo regno con dignità. L’Ospedale Vecchio negli anni Quaranta, visto da est (Parma, Archivio Storico Comunale, Collezione E.p.T.) 131

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