Hospitale_ocred
6. Nel Settecento, un Ospedale all’avanguardia “Andammo questa mattina all'ospedale della città che è grande a sufficienza per contenere circa 300 ammalati, fra uomini e donne. È ben costruito. Dispone di un largo e attrezzato laboratorio con unita una farmacia. Ad una estre- mità c’è, sopra, una bella serie di stanze per i direttori dell’ospedale. Ha una caratteristica speciale questo ospedale: invece di due piani distinti per gli ammalati, uno sopra l’altro, c’è un tetto comune.” Così John Morgan, un medico americano illuminato, scrive dell'Ospedale Grande di Parma, durante il suo Grand tour, visitando le migliori realtà ospedaliere in Europa. “I letti per i degenti si trovano in basso, sotto arcate, sicché sono separati in specie di stanze che si susseguono da un lato all’altro dell’ospedale che è a forma di croce. Sopra vi è una galleria delimitata da una ringhiera con un’altra fila di letti che sono allineati lungo le pareti, senza divisioni. Vi è sufficiente spazio peri letti, i tavoli e per il passaggio dei medici e degli inservienti nel loro andirivieni. Le scale sono in fondo alla galleria che gira quasi tutto intorno. Le finestre danno luce comune a quelli di sotto e a quelli di sopra la galleria stessa, il che rende il tutto arioso, spazioso ed intimo, la parte sottostante dove le arcate isolano quei pazienti che occorre tenere separati.” Luce, ordine, pulizia: nel diario del dottor John Morgan ritroviamo la descrizione di un ospedale settecentesco orga- nizzato e all’avanguardia. E il medico americano chiude la sua visita all’Università di Parma: “Volli visitare l’Università che non si trova in condizioni promettenti, ci sono quattro professori di medicina che tengono, ciascuno, due corsi fra l’autunno e l’inverno, della durata di sei mesi. Ognuno percepisce uno stipendio di 100 corone e non riceve nulla dagli studenti... Fui presentato al dottor Flaminio Torrigiani, medico e chirurgo di Parma, che è professore di anatomia all’Università. Mi mostrò uno scheletro umano, uno dei più belli e dei più bianchi che abbia mai visto”. La Crociera con le scaffalature utilizzate dall'Archivio di Stato fino al 2013 (ph. Roberto Spocci) 135
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