Hospitale_ocred
42 quale un personaggio non solo pietoso, ma anche dotato di fecondo spirito di iniziativa e di spiccate capacità im- prenditoriali, attivamente impegnato in opere edilizie e idrauliche, nonché determinato protagonista di controversie legali per la salvaguardia di diritti d’uso delle acque a favore dell’istituzione ospedaliera. Emerge così la figura di un “4ecnico’ dell’assistenza, più attento cioè a quegli aspetti strutturali e infrastrutturali correlati in maniera imprescindi- bile all’ospitalità, piuttosto che ai risvolti religiosi che la concezione dell’epoca attribuiva alle attività assistenziali”?! L'ospedale da lui diretto fino al 1216, era gestito da un gruppo di laici, uomini e donne, conversi e converse, fra- tres e sorores, i quali, vivendo in comunità nel pio luogo, assistevano malati, poveri e pellegrini che qui venivano accolti, professando la regola di Sant'Agostino.! Questi volontari della carità, che nel povero vedevano Cristo, affidavano tutti i loro beni all'Ospedale per mettersi gratuitamente al servizio dei bisognosi, dedicando la propria vita all’attuazione pratica di quelle opere di misericordia, efficacemente illustrate anche nello stipite del portale ovest del Battistero di Parma, che proprio in quegli anni stava prendendo forma: l’assistenza al pellegrino, al ma- lato, all’affamato, all’assetato, al carcerato, all’ignudo. Un attento esame delle fonti documentarie, rivela che, fin dagli inizi, l’ente ospedaliero era suddiviso in due sezioni, dislocate in distinti fabbricati, posti uno di fronte all’altro, rispetto alla via Emilia: l'Ospedale di Sant’An- tonio, con annesso cimitero, a sud, e l'Ospedale Rodolfo Tanzi, con annessa chiesa dedicata a Maria e Tutti i Santi, a nord. Solo nella prima metà del sec. XIV, l'ospedale si ridimensionerà all’unica struttura settentrionale, nel luogo ove, più tardi sorgerà l’attuale complesso.!° Questa doppia articolazione, oltre ad assicurare a Rodol- fo il controllo della strada nella parte più occidentale della città, “punto di contatto tra i flussi dei ‘viatores’ in transito sulla via Emilia o Clodia e il polo urbano”, era probabilmente funzionale ad una sorta di suddivisione dei compiti assistenziali e di ospitalità. Gli ospedali nel medioevo erano infatti ancora ‘ospizi polivalenti’, che, “senza discriminazione+ra indigenza, incapacità, infermità”, si rivolgevano a chiunque necessitasse di un aiuto.! QUISQUIS EGE(N)S FUERIT. SEU PAUP(ER)TATE COACT(US) — HIC RECIPI DEBET. Chiunque sia povero 0 costretto dal bisogno, qui deve essere accolto, e deve fruire di quanto necessita. Questa frase esemplare, che indica emblematicamente quale deve essere la funzione principale dell’ospedale, accogliere chiunque abbisogni di assi- stenza, è stralciata dall’epigrafe di una lapide affissa nello stipite a destra dell’ingresso dell'Ospedale Vecchio. Si tratta di una lastra di marmo su cui è incisa un’iscrizione latina che ricorda il diritto che aveva ciascun affiliato alla Società dei Calzolai di essere qui ospitato, di ricevere il necessario per la vita e i suffragi dopo la morte.!° Attigua a questa, un’altra testimonianza epigrafica consegna ai posteri la memoria di Rodolfo abbinata a quella di certo Pietro presbiter, suo successore, dal 1219 al 1248, nel governo dell’istituto.?’ Ad entrambi venne eretto un monumento funebre nella nuova chiesa dell'Ospedale degli Esposti, di cui resta solo la suddetta lapide sepol- crale con dicitura latina, che si può così riassumere: “Una sola arca racchiude le spoglie mortali di due uomini di
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