Hospitale_ocred

La vita dell’ospedale all’inizio del XX secolo All’inizio del Novecento, l’ospedale di Via D'Azeglio ospitava di media giornalmente più di 450 infermi, alloggiati in vari locali dell’edificio, dove si era cercato di creare alcune divisioni per diversi tipi di malattie. La maggior parte dei ricove- rati continuava ad essere accolta nell’immensa “crociera”, che comprendeva vari reparti - donne, uomini e degenti della sezione chirurgica - diramati nelle quattro corsie. I letti, distribuiti in due file lungo le pareti, in caso di bisogno, soprattutto in periodo invernale per il gran numero di affezioni di polmonite, si raddoppiavano, allineati nella zona centrale delle infermerie. All’incrocio delle navate sotto la cupola, debolmente illuminata da fiammelle a gas, era collocato l’altare dove ogni mattina il sacerdote, secondo una consuetudine perpetuata da almeno cinque secoli, celebrava la Messa che poteva essere seguita fino all’estremità di ogni braccio della crociera.” La visita medica si effettuava alle sette e mezzo del mattino al tocco della campana: d’inverno era quasi al buio e occorreva utilizzare il cosiddetto cerino, sorta di candeletta di cera che un infermiere avvicinava al paziente visitato dal medico. I medici, gli assistenti e gli infermieri erano costretti a compiere quotidianamente tragitti quasi chilometrici, specialmente quando dovevano percorrere l’interminabile e sinuosa galleria che collegava l'Ospedale civile con l'Ospedale dei Bambini (1900)°° e per raggiungere, nei pressi di Barriera D'Azeglio, il Padiglione degl’infettivi e tubercolotici (1905-1906)." L'esistenza di questi due nuovi comparti specialistici, introduce il discorso su quanto, in ambito ospedaliero, si facesse ormai sentire anche a Parma l’esigenza di una sede idonea ad ospitare i diversi settori sanitari, con attrezzature e spazi adeguati ad appropriate modalità di ricovero e al progredire dei sistemi terapeutici. Le gravi insufficienze strutturali, la mancanza di spazio e la critica situazione igienica dell’antico, degradato Ospedale della Misericordia avevano infatti consigliato gli amministratori di rinunciare a nuovi ampliamenti e ristrutturazioni, optando per la più logica e funzionale costruzione di nuovi reparti» L’esigenza di un nuovo ospedale Quasi cinque secoli erano passati tra le mura del vecchio ospedale senza che ne venissero sostanzialmente sconvolte né la struttura fisica né il sistema di vita, apportando solo alcune modifiche amministrative e qualche adattamento edilizio al lento mutarsi delle esigenze, per seguire gli altrettanto lenti ritmi dei progressi in campo igienico-sani- tario.'* L’operoso clima di rinnovamento che caratterizza l’Italia a partire dal periodo post-risorgimentale si riflette nella volontà delle amministrazioni locali di trasformare Parma in una città “moderna” e si rispecchia, in ambito ospedaliero, nella ricerca di una nuova sede. In un periodo in cui tutti i processi subiscono una brusca accelerazio- 6l

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