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sua bottega. Tra le sue opere ricordiamo la vasta decorazione a fresco della chiesa di Santa Croce. Per notizie biografiche, cfr.: R. LASAGNI, cit., Il, pp. 145-147, alla voce, e relativa bibliografia. 18 Il distacco a massello del dipinto a olio su muro fu eseguito verso la metà del sec. XIX e, successivamente (1949) trasportato su tela (cfr. la relativa scheda di F. Corta in L. ForNARI ScHIancHI (a cura di), “La Galleria Nazionale di Parma — Catalogo delle opere — Il Seicento”, Milano, 1999). Un’altra immagine di Donna che allatta è venuta alla luce in un locale a p.t. dell’Ospedale Vecchio. Sul significato simbolico del tema dell’allattamento nell’iconografia legata all'Ospedale, cfr.: M.0. BANZOLA, 1980, cît., p. 190, n. 243; M.0. BanzoLa, 2001, 2001, cit., pp. 23-24; M.0. BANZOLA, Brevi cenni in occasione dell’inaugurazione della nuova sala di studio dell’Archivio Storico Comunale, 7 aprile 2000, e Le stanze ritrovate- Novità dall’Ospedale Vecchio, in “La Césa di Sant e dintorni”, Parma, Natale 2001-Capodanno 2002, pp. 14-22. 4° Sopra la ruota una scritta: INPIUS UT CUCULUS GENERAT PATER ATQUE RELINQUIT / QUOS LOCUS INFANTES EXCIPIT ISTE NOTHOS, che si può tradurre così: Asilo e cura la Pietà qui dona ai mal concetti pargoli, che il padre, il cuculo imitando, empio abbandona (ASPr, Raccolta Sanseverini, II, 4). Così gravi parole, anche se, forse, ai più incomprensibili, dovevano suonare comunque di monito a chi furtivamente abbandonava la sua piccola creatura. In quel momento drammatico, con un rapido giro di ruota, il neonato si staccava per sempre dal vincolo che lo legava ai genitori, per essere accolto dall’istituto che gli avrebbe assicurato cura e protezione. Il luogo dove avve- niva questa prima accoglienza è il locale per qualche tempo adibito, dopo il restauro del 2000, a sala studio dell'Archivio Storico Comunale. 50 Inoltre nella pianta di Smeraldo Smeraldi, del 1592 (cfr. nota 44), il n. 67, corrispondente nella legenda a S. Hilario, appare posto pro- prio dirimpetto all’Ospedale, in prossimità del locale in esame. Anche le immagini dipinte sulle due pareti laterali e quelle andate perse, ma testimoniate dalle riproduzioni eseguite all’inizio dell'Ottocento da Alessandro Sanseverini, rappresentano soggetti sacri legati alla storia dell’istituto: S. Nicomede, S. Bovo, S. Vincenzo Martire, santi già titolari di ospizi e oratori distrutti, il cui culto era stato trasferito nell’ospedale. Nei consueti abiti di soldato romano, San Bovo è raffigurato anche, nella lunetta sull’ingresso destro all’Oratorio di S. Ilario, simmetricamente all’altra dove sono di nuovo rappresentati, San Vincenzo Martire e San Nicomede. Cfr.: M.0. BanzoLa, Brevi cenni [...] € Ospedale Vecchio: Le stanze ritrovate, cit. 5 Di fronte all’ingresso dell'Ospedale della Misericordia si trovava l'Oratorio di S. Nicomede. L'Ospedale di S. Nicomede, già ubicato fuori Porta S. Croce, era stato distrutto nel 1546 in esecuzione della tagliata di Pier Luigi Farnese e ricostruito nel 1568 di fronte all'Ospedale Maggiore, a servizio di esso. Nell’oratorio si svolgevano le funzioni funebri per i morti dell’Ospedale della Misericordia, che venivano poi riposti, prima della sepoltura, in un camerone adiacente che fungeva da camera mortuaria; in altri locali limitrofi funzionava, dalla metà del ‘700, un piccolo ospizio per i pazzi che continueranno ad essere qui ricoverati fino al XIX secolo. L'Oratorio era arretrato, con un lungo cortiletto, dalla strada, sulla quale si affacciava con un portale di rimpetto all’ingresso del nosocomio. Del portale e della chiesa scomparsi, ci ha tramandato le immagini A. SANSEVERINI, Raccolta, cit., Il, 13/a, 13/b, 13/c, 13/d (ASPr). Per una panoramica su ubicazioni, modalità di sepoltura per i morti dell'Ospedale e alterne vicende dei luoghi ad essa deputati, cfr.: E. VENTURI ArvINO, a cura di, Il tempo della pietas e il tempo della scienza, Parma, Step, 2015. 5 Per una sintesi su vita e opere dell’architetto Louis Auguste Feneulle (Condé sur l’Escaut 1733—-Parma 1799), allievo di E. A. Petitot, cfr. R. LASAGNI, cit., II, pp. 676-677 e relativa, ricchissima bibliografia. 53 In origine, il portale settecentesco di ingresso all'ospedale dialogava con quello cinquecentesco di accesso all’Oratorio di San Nicomede - che era situato, in asse con questo, sul lato opposto della strada (cfr. nota 51) - di cui richiamava le linee compositive, creando un nesso visivo tra le due strutture, separate spazialmente, ma connesse istituzionalmente e operativamente. % Si tratta di un frammento di mappa del Co’di Ponte, con schizzo di pianta e prospetto de ‘’Hospitale”, fine sec. XVI, conservata in ASPr, Raccolta di Mappe e Disegni, II, doc. 51 (cfr. p. 74 di questo stesso volume). 5 Il cancello in ferro, è stato attribuito a certo Benedetto Galli in riferimento all’iscrizione: “Benedictus Silvester Gallus Faber Regius fe- cit”’; si può più verosimilmente supporre si trattasse di quel Benedetto Silvestre, fabbro ferraio, artigiano di corte, inviato a Parigi, nel 1761, “affinchè ivi imparasse a lavorare secondo il gusto presente” (L. GRANDINETTI, Gli artigiani e l'edilizia parmense — Fabbri, in G. Gopi, cit., pp. 19-23), e che risulta attivo, con lo stesso Feneulle, anche nell’ Oratorio della rocca di Sala Baganza, intorno al 1794 (G. BERTINI, Luigi 69
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