Hospitale_ocred
Paolo III Farnese la riscossione del dazio detto la Longa del Po, un terzo del denaro versato dalle navi per il passag- gio delle merci sul grande fiume. L’hospitale vissuto da una comunità laica di uomini e donne Nel 1578, quando i rettori dell'Ospedale Grande ricevettero il visitatore apostolico Giovan Battista Castelli che stava “visitando” -cioè ispezionando- tutti gli enti religiosi della città, gli raccontarono, seguendo la tradizione ora- le, della fondazione dell’ospedale per iniziativa di un teutonico Rodolfo Tanzi; si era già allora consolidato il mito, storiograficamente discusso, che egli fosse cavaliere di un ordine teutonico”, così come la ritrattistica successiva ne cristallizzò la figura, in abiti secolari cavallereschi e sontuosi, dotato della croce dell’ordine. I documenti antichi riportano invece soltanto che egli era un laico che agiva in nome dei poveri, già nel 1202 definito hospitale- rius, coinvolto da quell’afflato religioso diffuso da fine XII secolo che guidava molti uomini e donne laici ad operare nel mondo pur senza legarsi in modo regolare ad una organizzazione religiosa!°. Queste pratiche di vita comunitaria laica, va precisato, non si configurano mai come antagoniste alla dimensione religiosa ed in questo caso neppure alle istituzioni, ma semplice- mente come esperienze indipendenti da affiliazioni, sia regolari che secolari. Sono i tempi di san Remondino a Piacenza e di san'Omobono a Cremona, anch'essi laici fondatori di enti assistenziali, che saliranno alla gloria dell’altare; la figura del Tanzi si delinea piuttosto come quella di un pragmatico, un “tecnico dell’assitenza””!! , attento agli aspetti urbanistici, idrici e territoriali necessari per sostenere la sua comunità, nonchè alle relazioni politiche utili per rinforzarla al massimo. Per poter essere un hospitale, il nuovo ente che non era nato con un’affiliazione ecclesiastica doveva tuttavia avere al suo interno una chiesa, nella quale si potessero officiare i riti necessari allo svolgimento di un'attività di assistenza che era in primo luogo spirituale: immediatamente, già nel 1202"°, il vescovo Obizzo concesse di istituirvene una, dotata di un suo cimitero, in onore di Dio, della Vergine e di Tutti i santi. Il suo funzionamento veniva precisamente regolamentato per fare in modo di non alimentare conflitti con le parrocchie più vicine, Santa Maria Taschieri e a San Giacomo; per questo la chiesa dell’ospedale di Rodolfo era accessibile esclusivamente ai conversi e alle conver- se, coloro che avevano fatto la scelta di vita comune, insieme a malati e poveri ricoverati, mentre i fedeli residenti nelle diverse vicinie dovevano fare riferimento alle proprie parrocchie. L'edificio religioso dell’ospedale del primo Duecento, la cui natura si definisce penetrando negli interstizi delle istituzioni già costituite, era una sorta di spazio sacro extraterritoriale che offriva cura spirituale e sepoltura solo a chi risiedeva al suo interno. La chiesa doveva giurare obbedienza al vescovo di Parma, tuttavia la comunità dei conversi e delle converse poteva nominare in au- tonomia il religioso che l’avrebbe gestita, così come liberamente eleggeva il proprio rettore. 7
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