Hospitale_ocred

84 Il cimitero sul retro non c’è più, ora è stato trasferito sull’altro lato della strada annesso ad uno specifico oratorio per le sepolture dedicato a San Nicomede, perché le sue numerose e disordinate sepolture sovrapposte avevano saturato il terreno provocando odori nauseabondi. Della curtis hospitale medievale rimane il grande spazio ortivo, il suo “rivo” che corre all’interno del complesso e che si affianca, in un’altra mappa di poco successiva, alla Bugadara per il bucato. Come in un ciclo di corsi e ricorsi, un’altra violenta alluvione nel 1414 devastava l’Oltretorrente rompendo le mura, allagando il quartiere e rendendo inagibili tutti gli edifici dell’ospedale tranne la chiesa di Sant'Antonio; i tempi erano cambiati e del complesso trecentesco erano rimaste le proprietà immobiliari ma non più la viva comunità: le acque che invasero l’ospedale vi trovarono all’interno il solo Massaro Fatuli. Quelle acque, che ne avevano promosso l’inizio, ora decretarono la fine dell’esperienza di una comunità laica di assistenza e cura sulle ceneri della quale prenderà avvio la storia dell’ospedale grande rinascimentale, immortalato da Guido Carmignani nel 1868 come fondale di una Strada D'Azeglio di nuovo trasformata nel letto di un fiume; e, ad acque ritirate, fu sotto i portici della corte interna dell'Ospedale che si contarono i corpi degli annegati. Inondazione di Parma, annegati trasportati nell’ospedale, 1873 (Archivio Storico Comune di Parma, Fondo Zerbini, vol 4, pag 40 imm 1, foto da G. Carmignani)

RkJQdWJsaXNoZXIy ODkxNTE=