LEMERY - TRATTATO DEGLI ALIMENTI - 1818 copia
vegetabi l i, e che finalmente tra le piante es- servi molti ve l eni, il che non è sicuro cRe sia rra g l ' an ima l i? Dunque l ' u so degl ' ani- ma l i conviene, con questa condizione che sia moderato tanto più che questo è un alSj mento , che mol to nutrisce . E vero se mal ci fossimo serviti , di questi che saressiirw contenti degl'air menti de'vejeta: ili. In som«j ma senza più filosofare sopra di questo j s'è la verità cli2 questo altro non sia ch'uri a- buso , egl' è talmente passato in ujo per la consuedutine , eh 1 è diventato necessario. Furono in uu tempo alcuni filosofi che cori idee di chimera reputavano à gran misfatto 1* uccidere gì ' animali , e cibarsi delle lore car- n i . Pitagora fu il pr imo ad intraprendere la diffesa della loro vira . Egli si credeva che dopo la morte d ' un anima l e, la di lei anima passasse nel cerpo d'un altro animale ; onde posto il suo falso principio r iguardava come seélerari coloro, che procuravano d' allungare la sua vita con la perdita di quella d' un al t ro. Empedoc io, Porfirio, P. ut arco, ed alcuni in Oriente furono e sono ancor di questo sen- t imen t o; questi quando vedono, che alcuni Cris' iani si dispongono ad uccidere qualche an ima l e, corrono subito a briglia sciolta a- vanti di loro a presentarli danari per riscat- tar la vi ta o'i quello . Vi so :o anche molti popol i, i quali a ra- gione di superstiziose considerazioni non ar- direbbero mangiar della carne di ce. t'anima- li ," per esempio in alcuni luoghi dell 'Indie *i lendono al Bue onori divini ,- in tal modo, -iie merita tra di loro tanto gastigo colui che
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