MOSTRA VIA LONGOBARDA CON COPERTINA
146 VIA LONGOBARDA TRA VAL PARMA E VAL BAGANZA PAESAGGI E BORGHI DEL CORNIGLIESE L'alta Val Parma coincide con il pievato di Corniglio, il centro d’altura sorto alla confluenza della Parma con la Bratica forse proprio in età longobarda, come indica una vecchia notizia di un locale ritrovamento numismatico di tale epoca. Certo è che nel IX secolo fu una importante proprietà terriera assegnata al potentissimo Guibodo, vescovo di Parma e con ogni probabilità nipote dell'imperatore Carlo Magno. A questa figura di grande rilievo può essere assegnato il merito di aver realizzato un ferreo controllo vescovile dei beni pubblici e fiscali, in origine nella disponibilità regia e imperiale, nel settore più alto dell'Appennino parmense. Il controllo vescovile del territorio si realizzò attraverso tre sole chiese pievane (Berceto, Corniglio e Pieve San Vincenzo- quest’ultima sulla sponda reggiana dell'Enza di fronte a Nirone e Vairo) e ovviamente si estende ad immensi pascoli e boschi fino ai relativi tre passi verso la Lunigiana e la Tuscia (Cisa, Cirone e Linari/Lagastrello). In questo momento vengono verosimilmente spente le presenze monastiche a Berceto (e forse anche quelle tra Marra e il misterioso Tabertasca) e limitata l'ingerenza in zona delle famiglie dell'aristocrazia italica. In un paesaggio naturale di rara bellezza, nonostante le ferite delle frane, si moltiplicano verso il Mille gli abitati che sfruttano le risorse del bosco e del sottobosco. Non stupisce, quindi, che non al latino silva ma al germanico termine e toponimo Bosco sia dedicato l'ultimo insediamento della valle. A fianco dell ’agricoltura montana vi erano pure l'allevamento ovino (già famoso in tutto l’Impero Romano), caprino, suino e bovino a dare il valore aggiunto all'economia di questi luoghi. Insediamenti ricchi di carne, latte e derivati, pelli, cuoio e corno che nulla hanno da invidiare alla fertile pianura, assai meno varia ambientalmente e con pochi tipi di coltivazione e perciò soggetta a rischi di perdite di raccolti. Castelli e chiese, ma soprattutto borghi con murature, portali e stemmi di età medievale e post-medievale ci raccontano di un Appennino ricco che oggi offre borghi e nuclei quasi deserti alla curiosità del visitatore. Una ricchezza perduta quando l'eccessivo aumento della popolazione tra Settecento e Ottocento ridusse le risorse disponibili ad ogni singolo abitante portando ai fenomeni di emigrazione che si sono conclusi solo nel secondo dopoguerra. 9.3
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