MAESTRELLI - Il vitto del soldato - 1886 copia
— 264 — un regolare turno di consumazione e la massima riduzione di volume dei pezzi conservati possono scongiurare in gran parte questo pericolo. Il processo consiste: а) Nel sottoporre alla ebullizione la carne da conser varsi, nell’intento appunto di uccidervi i germi fermen tativi (sterilizzazione). б) Nel chiuderla successivamente in vasi (che primiti vamente furono di vetro ed ora sono di lamina metallica) onde sottrarla al contatto dell’aria (occlusione). c) Nel sottoporla nuovamente, così rinchiusa, all’azione di una temperatura superiore a 100°, mediante bagno maria a pressione, onde completarne ed assicurarne la perfetta sterilizzazione. La teoria di Gay-Lussac, che dominò Ano a poco tempo fa, e secondo la quale la temperatura di oltre 100° avrebbe reso la carne imputrescibile, agendo come fissatrice del l’ossigeno della piccola quantità d’aria rimasta ancora nel recipiente chiusa insieme alla carne, non regge più con le moderne teorie parassitane. Quell’alta temperatura è invece rivolta ad uccidere nel contenuto delle scatole (carne, gelatina, aria, ecc.) i germi della putrefazione (che più dell’ossigeno, ed anche talora senza l’intervento di questo, ne sono i veri artefici), realizzando appunto quella che comunemente si dice la sterilizzazione completa del contenuto delle scatole. § 85. — Modo di conservazione della carne adottato per l ’esercito nazionale. La carne in conserva preparata per il soldato italiano può ritenersi la miglior confezione di tal genere fra quante ne vengono usate nei vari eserciti d’Europa, e non è, nè più nè meno, che carne preparata secondo il metodo Appert ora ricordato. La caratteristica del processò italiano sta solo nell’aver sostituito alle sca tole grandi da 4, 10, 20 e fin 30 razioni, come si usano da tempo in altri eserciti (inglese, francese), piccole scatolette di carne senz’osso, rappresentanti razioni del peso di gr. 220
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