MASSIEU - Caffeum carmen - 1740
y, Tempo f u, che de' facri Aoni Vati Da tal pelle i l cervello invafo fue, Che nelle più fecrete intime celle Scorrendo penetrò. Tutta del morbo Ecco già langue l'Apollinea fchiera, E la poetic' arte incolta giace. Parte geme del ma l, parte s'infinge, E fingendo impigrifce in ozio indegno. Si fugg e la fatica, ovunque alligna La nocevol mollezza, e d'ogni cura Sc i o l t i, e d'ogni opra, inonorati giacciono I buon Cantori a vii quiete in braccio» Più oltre non foffrì Febo sdegnato Del malor contagiofo i l rio veleno : E perchè in avvenir riiun Vate mai Tal morbo fimulare ardine ancora, Fe' furgere dal Suol la pianta amica, Atta più eh' altra a rinfrancar la ment e Da' lunghi ftudj, e ritornarla all'opra, E del capo a lenir le acerbe doglie»
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