PARMENTIER - Il re dei re dei cuochi - 1897 copia
CIÒ CHE UNO MANGIA I. — I l P o r c o . Ñon ci mancano motivi da allegare in appoggio della determinazione che abbiamo presa di cominciare da esso. I Povero porco! Hai tu assai lungo tempo diviso il disprezzo ed i cattivi trattamenti coll’asino e col rospo, due altri paria della creazione, o, per parlare più giusto, due altri miserabili misconosciuti, vittime, come te, dell’ingratitudine umana! Il tuo nome è divenuta un’ingiuria da taverna. Mosè e Maometto, uno dopo l’altro, ti dichiararono immondo e pro scrissero l'uso della tua carne; in Europa, poco fa ancora, ti lasciavano vivere nel letame e nell’im- mòndizia; e quando tu ti eri, cara bestia rassegnata, ingrassata filosoficamente e che la tua ora suonava, non si contentavano di cavarti il sangue per pelarti ed arrostirti dipoi ; ma si accompagnava il tuo sup plizio con cerimonie burlesche ed ingiuriose, si giuo- cava con te come il gatto col topo, i ragazzi stessi ¡ andavano in visibilio vedendo scorrere il tuo sangue, e si contrastavano il tristo onore di prendere parte al tuo supplizio, tenendoti per la coda, per ottenere dal carnefice la vescica, che, disseccata e gonfiata, diveniva nelle loro mani un divertimento sinistro, perpetuando così la memoria della festa ributtante a cui essi avevano preso parte. Povero e caro compagno del gran santo Antonio, quanto tempo non sei stato tu alla bei-lina! Di quanta
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