PARMENTIER - Il re dei re dei cuochi - 1897 copia
II. — I l B u e . Egli è tanto lo zio del vitello quanto l’eunuco del serraglio lo è dei figli del Gran Turco. Egli non è altro che quello che è : cioè un magnifico ausiliario del l’uomoche, dopo di avere nella sua prima giovinezza as sicurata la riproduzione della sua utile specie, consacra i quattro o cinque anni della sua età matura a la vorare e dividere la terra per procurare all’uomo (che del resto in tempi più vicini all’età dell’oro, gli consacrava dei templi e gli indorava le corna), il pane col quale s’inzupperà la minestra riparatrice, che sarà fornita ancora dalla sua carne riposata, ingrassata e bollita. Egli ha il destino di quegli an tenati degli Apachi che appena il carico degli anni appesantiva il loro corpo, appena le loro gambe non potevano più portarli nel sentiero della guerra, si vedevano circondati dalle cure più minute dei loro figli ; le donne della tribù li alloggiavano nelle loro più belle capanne, li curavano premurosamente; i migliori bocconi erano per essi. Essi erano adulati, venerati; poi, un bel giorno, quando i loro muscoli si erano rifatti a questo riposo riparatore, venivano uccisi e mangiati con tutto il raccoglimento che comportava questa esagerazione della pietà filiale. — Così è del bue. Salutiamo in lui il padre benefico dei brodi suc colenti e gustosi, del ro a s tb e e f del bee fs teah del fricandeau, dell ’aloyauj del filetto piccato, della trippa à la mode de Caen. Tutto di lui ci serve: il pelo, il cuoio, le ossa, la carne. Curiamolo dunque vivente, ed amiamolo ancora e assaporiamolo quando è morto. - 10 -
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