RAJBERTI - Arte di convitare parte prima - 1937
Principal pecca dei conviti popolari è che non si r i - spetta la gran massima ne q udi n i m,i s tanto racco- mandabile anche nelle ottime cose. Domina una cer- ta paura di non poter mai farsi abbastanza onore, e quindi si mettono in una specie d'orgasmo che l i fa passare in tutto quella calcolata e sapiente misura che è primo elemento del bello in ogni arte. Perciò piatti a profluvio, e troppo conditi e sapidi, e un predominio di vivande d'indole soverchiamente ca- lida e stimolante. È ben raro i l caso di trovare un pasto confidenziale e leggiero che ci faccia risovve- nire del famoso motto di Ottaviano Augusto, i l quale invitato da un patrizio romano a una cena non ab- bastanza degna di lui, gli disse nell'accommiatarsi : « Io non sapeva di esservi tanto amico » (che epi- gramma immortale! ci sta dentro tutto un Voltaire). Ma avviene assai più di frequente che i desinari d' in- vito sieno di così opprimente lunghezza, e ci sia tan- ta roba che sembrano fatti per saziare gli elefanti e le balene. Perchè mai dodic,i quattordici pietanze e peggio ancora? Si porta intorno un ventricolo solo, miei cari, e non si può insaccare le vivande nelle coscie o nelle gambe. Perciò quella gran seque- la di cibi è una superfluità assurda come i popolatis- simi harem dei principi maomettani; e noi dobbiamo
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