RAJBERTI - Arte di convitare parte prima - 1937
niate. E qui bisogna avvertire che quando si paria di ora del pranzo, s'intende sempre del pranzo in fa- migl ia. L'uomo solo, disoccupato, che va alla tratto- ria è un exlege, libero affatto di seguire i l capriccioso orario della fame o della propria fantasia. Nè si ha dà credere che i l generale accordo della buo- na società in un'ora quasi simultanea pel pranzo sia atto di servilità a una moda irragionevole. Per molta parte dell'anno alle ore cinque i l giorno è prossimo alla sera, e d'inverno questa incomincia. Quindi i l pranzar tardi e abbrevia per le signore la monotonia delle lunghe serate , e allunga per gli uomini d'affari l'utile godimento delle ore diurne. Quell'ora bipar- tisce equabilmente la giornata ai ricchi che non la cominciano troppo presto; e riesce comodissima an- che d'estate , perchè dà tempo agli ardori del sole di moderarsi, e vi dispone al passeggio vespertino, alla trottata sul corso, ecc. D'ordinario gli studii dei ne- gozianti, e costantement e i pubblici uffici,i si chiu- dono alle quattro; e i l buon impiegato che dimandò tante volte quell'ora al pigro oriuolo, si dà una fre- gatina di mani, con un «se Dio vuole, anche que- st'oggi ho finito», e, fatta qualche chiacchiera per via, e qualche visituccia simpatica, arriva a casa pro- prio nel momento fumante che si serve in tavola la
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