RAJBERTI - Arte di convitare parte prima - 1937

in una fitta platea ai teatro, o, meglio ancora, quan- do si gira per una popolosa città, lontano dalla pa- tria : nel qual ultimo caso, se s'incontra una persona appena conosciuta di vista, e che al proprio paese non si salutava nemmeno, le si fa una festa, una fe- sta, come se fosse intrinseco amico fin dalla infanzia. Io dunque intendo qui di parlare del pranzo senza pretensione e senza scopi, fuor di quello di stare al- legri e godere una buona compagnia. Perciò debbo- no essere tutti elementi omogenei : amici fra loro la più parte, e chi non lo è ancora, degno di diventarlo alla prima seduta: insomma, tutti buoni diavoil e buone diavolesse. Ed ecco che bisogna non essere in mol t i, perchè di questa brava gente ce n'è poca, e perchè così diminuisce anche i l grave pericolo che ci caschi in mezzo un muso antipatico o equivoco che dissipi ogni gioja e ci agghiacci le parole sulle labbra. No i, vedete, siamo capaci di berne un bicchiere più del necessario, massime se ce lo darete buono; e ver- so la fine del pranzo uno diventerà poeta, un altro oratore sentimentale, un terzo filosofo: e Ti z io scio- glierà le più intricate questioni di economia publica, e Sempronio trincierà politica peggio che una gazzet- ta: perchè se i l proverbio dice che nel vino c'è la

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