RAJBERTI - Arte di convitare parte seconda - 1937
stero per provedersi di vino. E non c'è da meravi- gliarsene : non siamo noi perpetui sprezzatori di casa nostra e delle nostre cose? Io conobbi un vecchio imbecille e mal foggiato, che stando a Milano si faceva mandare gli abiti da un sarto di Parigi, e l i pagava i l doppio. Imaginatevi come sarà stato leg- giadro e seducente a settantanni con indosso l'abi- tino del t a i l lre u parigino. Roba d'avvisarne i sarti perchè lo facessero correre per le strade a buccie di melloni. E non sono casi molto rari. In Lombardia non v'è quasi provincia che non van- ti più qualità di ottimi vin,i capaci coll'arte di di- ventare vini superbi. E l'amico Piemonte? chi non conosce almeno di fama l 'As t,i i l Ghemme, i l Gat- tinara, i l Rocca Grimalda, i l Molerà, ecc. ? È vero che alcuni di questi sono un po' pesanti e forti, perchè appunto si abbandonano quasi esclusivamen- te alla natura, e noi siamo ancora a quella di non saper fare i l vino che coi piedi; ma se ci adoperas- simo intorno anche la testa, e quel corredo di scien- za enologica e di scrupolose e indefesse cure onde acquistarono celebrità i vini di Francia (come ades- so si comincia a fare negli Stati Sardi), anche i vi- ni italiani raggiungerebbero le tre grandi qualità di merito commerciale, pasteggiabilità, durabilità e
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