RAJBERTI - Arte di convitare parte seconda - 1937
tutto questo fiasco ?» e Toste : « Quello che non beveranno loro signori, resterà per me. » Va bene. Mi levo in piedi, e pigliando quell'affarone a due mani, comincio a versare, e poi tutti e tre a prova- re.... Il primo momento di una sensazione nuova, de- liziosa, inaspettata non è definibile : si resta senza pa- role come nel dubio di una illusione e nel desiderio di ridural a realtà. Ma passata appena quella istan- tanea confusione del giudizio, fummo tutti alle escla- mazioni : « O io sono matto, o questo è un gran v ino ! -—Ma sì che è buono davvero, e non attendi- bile in questa magra trattoria ! —A l t ro che buono, miei cari, è un vino prodigioso, stupendo: e vi dico che questo vino mi fa capire, come se la vedessi, l'anatomia interna del corpo, perchè lo sento a pene- trare e girare per tutte le pieghe degl'intestin.i » D i - fatti era un vino di quelli che non si lasciano più di- menticare : placido, gentile, fragrante, vaporoso, con una leggier vena di amaro, quasi di melanconia, pe- rò di una serietà temperata di grazia come i l volto d'una bellissima donna di sangue reale. E lì a versare e a provare di bel nuovo, e a voler indovinare che vino fosse. « Scommetterei che questo è i l celebre vi- no di Chiant.i — Oibò, sarà i l famoso Montepulciano. —- Eh via! questo non può essere altro che i l gran
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