RAJBERTI - Arte di convitare parte seconda - 1937

fo tanto più volontieri menzione di quell'ottimo si- gnore, perchè, oltre all'essere stato uno dei più be- nemeriti cittadini, per utile operosità e intelligente beneficenza, era anche un anfitrione di ottimo gusto, i cui conviti si distinguevano per armonica riunione di capi ameni, e quindi per un ridere che non finiva mai. Largo di cuore, come di fortuna, la di lui ta- vola era sempre aperta ai buoni amici: e anche co- loro che si limitavano alla ricorrenza ebdomadaria, affrettavano quel giorno col desiderio, perchè si an- dava proprio a passare alcune ore nella più schietta ed esilarante allegria. Al la mattina del giorno di S. Carlo, intanto che aspettava l'ora di mettermi in viaggio, mi salta in mente l'idea di tirar giù qualche sestina da leggere a tavola, tanto per ajutare a far baccano. E lo feci proprio di mio capriccio, io, che a questi lacci, per quanto seccato e ristuccato, non mi lasciai cogliere in vita mia più di due o tre volte. Verso la fine del pranzo, che fu spaventevolmenet numeroso, e ser- vito a vini eroici (circostanze ottime per ammirare la poesia pessima), si fa alto silenzio, e mi metto a declamare. Volete sentirli quei poveri versi? se no, saltateli, che l'esempio cammina istessamente : e chi non l i capisse, stia certo che non vale la pena di

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