RAJBERTI - Arte di convitare parte seconda - 1937
mano in mano che è chiamato, si presenta la zuc- cheriera piena, e la chicchera vuota; affinchè si serva meglio a suo genio: e poi gli si versa o gli si spilla il caffè. Per ultimo, i l caffè sia abbondante. Una volta, barbaro costume! s'usava a riempiere la tazza e la sottocoppa. Ora che, allo scopo di bere caldis- simo, e di non impacciare troppo ambe le mani, e di non complicare l'operazione con doppio riparto di zucchero, quel metodo fu abolito; ora c'è poi l'inconveniente che le chicchere restano sempre della capacità di una volta: i l che equivale all'essere trat- tati a mezzo soldo come gli impiegati in disponib-i lità. Per i pranzi che, quantunque squisiti e copiosi, decorrono tranquilil e savi e senza eccessi, quella dose è sufficientissima, nè oserei suggerire riforme: ma per i grossi e lunghi desinari del buon popolo, dove si fa troppo mangiare e bere, dove insomma c'è un pochettino di crapula, la cosa non va bene. In questi casi bisognerebbe dare i l caffè.... Oh la magnifica idea che mi balena nel cervello! vedete un poco: i dotti si lambiccano l'ingegno da secoli per trovare i l moto perpetuo, e non lo trovano mai, i poveri diavol!i e un ignorante trova di colpo, per inspirazione, i l caffè perpetuo, e sente subito di do- vervelo raccommandare. Sì, certo: come in un'atti-
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