RAJBERTI - Arte di convitare parte seconda - 1937

glianze fittizie dei vari ceti, avvicinandoli nell'ai- legro e cordiale soddisfacimento d'un commune biso- gno : ciò che difficilmente si ottiene col freddo e mi- surato conversare a bocca asciutta. Se mi dimandaste dove si potrebbero scrivere senza impostura le parole libertà, e g u a g l i a,n fzra ternità, risponderei : sulle pa- reti d'una sala da pranzo. Il mondo dà praticamente ai conviti i l valore che non sanno attribuir loro i libri sentimentali: giacché gli avvenimenti ricorde- voli di famiglia, i contratti importanti, le lauree, le promozioni di carica, gli sponsali, tutto quanto v'ha di felice o di creduto tale, si festeggia con un buon desinare. Lessi, son già molti anni, la C o r i na n della Staci, che mi lasciò una gradevole reminiscenza perchè è un'o- pera riboccante di fina estetica e di affetto soave e delicato, ciò che era da attendersi da una donna tutto ingegno e cuore. Ma giunto alla fine, la mia critica principale fu questa: Com'è possibile compiere un romanzo in quattro tomi senza mai mettere a tavola i suoi personaggi, e senza una sola parola di cibo o di bevanda? È un'omissione così ostinata e contro natura, che bisogna averla fatta a studio, e forse su- perando gravi difficoltà. E per me che sono debolis- simo nei criterii di giudicare i l bello, basta tale idea

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