RAJBERTI - Arte di convitare parte seconda - 1937
Ora vorrei far qualche cenno sui discorsi che si ten- gono a tavola, e che sono, per così dire, i l nutrimen- to dello spirito. Il campo della parola è sterminato, ne v'ha argomento che non si presti o alla seria di- scussione o alla ciarla oziosa o al piacevole motteg- gio. Ma, sta bene i l parlare di tutto? Alcuni discorsi sono proibiti dalla buona morale, alcuni altri dalla buona educazione, molti dalla prudenza, moltissimi poi dalla ignoranza o di chi l i fa o di chi l i ascolta, o di tutti insieme. Cosicché fra tanti veto che ema- nano da sì autorevoli tribunali, per certe mense i l miglior consiglio sarebbe quello che si dava a Va- cataci della comedia: mangiare, bere e tacere. Ma come tacere quando si mangia bene, e specialmente quando si beve meglio? E poi, non ci raduniamo al- lo scopo principale di conversare e far cambio d'idee ? Però, dei quattro ostacoli da me enunciati alla l i - bertà del parlare (la morale, la creanza, la prudenza e l'ignoranza) si può dire in genere che i primi tre * sono mediocremente rispettati. Non così dell'ultimo; perchè l'ignoranza, quando non si ripari all'ombra del buon senso (caso raro, essendo i l buon senso una rarità), è una cosa tutta ingenua, spontanea, inconsa- pevole di sè stessa al modo di certe virtù primigenie, come la verecondia e l'innocenza. Perciò l'ignorante,
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