RAJBERTI - Arte di convitare parte seconda - 1937
bile, più morbido, più salubre di questo. Osservi, che limpidezza, che colore di rubino; senta che ab- boccato: è che non ci si pensa perchè va giù come il latte.» Un altro loderà i l manzo; e i l padrone: « Ma le dirò io : è che io mi provedo alla macel- larla mastra del tale che serve anche la Corte for- nita sempre delle bestie migl ior:i e poi non basta: col beccaj o non si scherza, e bisogna ai suoi tempi, a pasqua, a ferragosto, a natale andar giù gobbi col- le mancie, come fo i o: se no, invece di buona car- ne vi danno ossa, giunta e nervacci, che è una ma- ledizione. E così quando i l capo-giovane ha uno spicchio di petto che ruba gli occhi, o una coppa da trinciar col cucchiajo, la mette in disparte per me: e, non fo per dire, io ho sempre un manzo—fagiano, che migliore non si può mangiarlo nemmeno alla tavola di un marchese. » L'elogio delle vivande conduce facilmente a descri- zioni sul modo di cucinarle; e non è raro che la pa- drona di casa si spoetizzi enumerando gl'ingredien- ti d'un intingolo o d'una pasta, e le loro dosi, e i l come si faccia a combinarle: per esempio: «Ecco come si f a: si pigliano tre uova fresche, tanto i l tuorlo quanto l'albume, e si sbattono ben bene in una scodella con una zaina e mezza di latte che non
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