RAJBERTI - Arte di convitare parte seconda - 1937

sinvoltura e forza d'animo, e non mostrarvi sciocche, e non rattristare gli altri col diventar taciturne e ingrugnate). A proposito di polpette: alcuni vorranno sapere se a un pranzo un po' distinto sia lecito servirne un piatto. Il quesito è bello, e credo anche nuovo, giac- ché non conosco alcun filosofo che lo abbia trattato mai. Dico dunque che, stando all'uso, non si dovreb- be farlo, perchè l'uso, cioè la pazza moda, ridusse la nostra cucina ad essere imitatrice servile della cu- cina francese. Ora, i Francesi sono talmente orbi e digiuni d'ogni nozione sulle polpette, che non han- no nemmeno nella loro lingua la parola per signif-i carle : gl'infelici, che si credono i l primo popolo del mondo! E a ragionar loro di polpette sarebbe come chi facess e ai cannibali i l panegirico del papa. Le polpette sono una vivanda affatto italiana, anzi direi esclusivamente lombarda, dietro informazioni attin- te da autorità gravissime in questa materia. Difatti, nel mio viaggio scientifico del 1845, in occasione del settimo congresso dei dotti, non mangiai e non vidi mangiar polpette nè a Napol,i nè a Roma, nè a Ge- nova; e sì che io, da osservatore attento e coscen- zioso, passava dai più rispettabili alberghi alle più modeste osterie del popolo. La vera metropoli delle

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