RAJBERTI - Arte di convitare parte seconda - 1937

tati a mangiar troppo. Sapete, miei cari, che questo è un disordine quanto commune, altretanto grave? A un pranzo d'invito i più passano già la solita mi- sura, e danno in qualche intemperanza; ben inte- so, anche coloro che hanno un ottimo desinare in casa propria, perchè insomma la varietà e la com- pagnia e l'allegria sono stimolo a ciò. Perchè dun- que volere che un onesto divertimento si cambii in un attentato alla salute? È troppo fuori d'ogni ragionevolezza i l supporre che i commensali per di- screzione male intesa o per timidezza o per qual- siasi altro futile riguardo si astengano dal soddisfare pienamente l'appetito. Perciò lasciate che ognuno si serva a norma del proprio ventricolo e del proprio gusto. Ma no: si sorveglia, si prega, s'impone, si sforza, e si arriva perfino alla gherminella di far rivolgere altrove lo sguardo del perseguitato con qualche pretesto per fargli magicamente ricomparir davanti i l piatto pieno. E se taluno rifiuta affatto una vivanda, è un farsene le meraviglie, e volerne sapere i l perchè, e quasi instituirne un processo. Da ciò le perpetue spiegazioni, ora del signor Nicodemo che vi narra come egli da una certa epoca in poi, dopo una strana malattia, prese in aborrimento qua- lunque verdura, e in qualunque modo cucinata, ad

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