RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia
6 I BISOGNI DELLA VITA dubbio uno dei più naturali, dei più imperiosi. Ma per acque tarlo, al contadino basta un po’ di polenta o di patate, mentre che al cittadino occorre della buona carne, al gastronomo la cac ciagione scelta o qualsiasi altro piatto più o meno squisito. Di questi tre individui, evidentemente, quello i cui gusti sono i più semplici, il contadino, ci pare, senza sofisticare, il più savio ed il più felice, tanto più che munito di un appetito migliore, il cibo gli fa maggior prò che agli altri. Ma nello stesso tempo che prova la brutale sensazione del bisogno soddisfatto, l’uomo, per aumentare i suoi godimenti, è ancora stimolato dal desiderio di variare quanto può i mezzi di soddisfarlo, ed è anzi questo stimolo che in ogni ceto sociale, costituisce il principale agente del progresso in tutte le cose. * . * Dall’ incitamento, per esempio, a cercare ciò che può acca rezzare il gusto, pur appagando la fame, è nata l’arte culinaria; e se è vero che nella nostra civiltà i cuochi sono costretti a studiare tutti i più difficili manicaretti pur di accontentare i palati stucchi, dobbiamo convenire che questa esagerazione è ancor sempre superiore alla assoluta ignoranza di qualsiasi nozione culinaria, che ridotta alla più semplice espressione, degenera, nei popoli selvaggi, in una passione un po’ troppo accentuata per la carne cruda. Resi più esigenti dalla situazione e dai costumi affatto diversi, il ricco gastronomo e il piccolo possidente non provano, insomma, soddisfacendo al loro appetito, un piacere maggiore del campa gnolo, il quale vive ordinariamente di pane scuro e di legumi; ma il frugale pasto che è bastevole pel contadino, non li accon tenterebbe già più. Un’alimentazione più fina può soltanto cor rispondere a tutte le delicatezze del loro appetito; e ragionevol mente, non si potrebbe farne loro un addebito finché si limitano, magari con forte spesa, avendone i mezzi, a dare al loro stomaco la giusta soddisfazione che questo richiede.
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