RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

L’ARTE DI ESSER FELICI 125 esteso in oggi. Bianca e pallida la fiamma della candela sviluppa infatti poco odore e poco fumo. La stearina che non viene con­ sumata, si raduna, a misura che si strugge, in gocciole secche, le quali sporcano poco; il lucignolo poi è intrecciato in modo che, bruciando, si incurva, e già carbonizzata la punta finisce di consumarsi nella zona esterna della fiamma. Di costo assai maggiore della stearina, la cera e la paraffina servono a fabbri­ care candele diafane che spesso vengono colorite per renderle più eleganti, ma la cui forza illuminante non è affatto superiore a quella della candela comune. Olii grassi. — Per l’illuminazione si adoperano ordinaria­ mente gli olii vegetali di ravizzone, di noce, di semi di canape, di sesamo e qualche volta, ma di rado, Vólto di pesce. Ben depu­ rato e abbruciato in una buona lampada, l’olio di ravizzone, che fra gli altri è il più comune, produce una fiamma chiara, senza cattivo odore, nè fumo. Spesso lo si falsifica, è bensì vero, mescolandolo con olio di seme di canape, che rende la fiamma rossastra, fumosa, accumula sul lucignolo i depositi nerastri e gli fa spandere, quando si spegne la lampada, emanazioni delle più sgradevoli. La forza illuminante dell’olio dipende specialmente, e ciò si capisce, dal sistema e dall’importanza dell’apparecchio dove lo si brucia. Una lampada che. consumi ventidue grammi d’olio di buona qualità all’ora, dà una luce uguale a quella di quattro candele. Olii minerali. — Più economici e di forza illuminante supe­ riore ancora a quella dei corpi grassi, gli olii minerali di schisto e di petrolio si adoperano adesso comunemente come gli olii vegetali. Depurati e raffinati accuratamente, forniscono una bella luce bianca, abbastanza viva e chiara per lasciar distinguere, di notte, alcuni colori, come il giallo, il rosa, l’azzurro, il verde, di cui si può giudicare solo imperfettamente al chiaro della lampada o della candela. Ma la composizione di queste sostanze è così