RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia
146 I BISOGNI DELLA VITA In generale si sacrifica l’igiene e il conforto alla sciocca ostentazione, al vano piacere di comparire. Si collocano prima di tutto nel luogo migliore la sala di ricevimento e la sala da pranzo, locali dove, per così dire, non si fa che passare; e verso corte si rilegano le stanze da letto e i gabinetti di lavoro dove si passa la maggior parte dell’ esistenza. Così pure ordinariamente non si fa alcun caso del vestibolo, nè àzWanticamera. L’ultimo angolo che resta dopo la divisione del corpo d’appartamento sembra bastare al bisogno. Il ritaglio può esser stretto, sconcio, senz’aria e senza luce, ma ognuno se ne accontenta col dire che non sarà mai altro che un luogo di passaggio, e del locale già così ristretto si finisce per fare un ripostiglio. Il vestibolo e l’anticamera invece sono come la prefazione dell’appartamento e devono permettere al visitatore di apprez zare favorevolmente a prima vista, non soltanto -lo stato, la ric chezza, ma anche il carattere ed i gusti del padrone di casa. È quindi indispensabile che il locale riceva da una o due finestre la luce del giorno e che solo alla sera venga illuminato da una lanterna. Del resto la decorazione deve essere semplice, sobria, severa; l’intavolato, per esempio, in vecchia quercia; i muri di tinta neutra, dipinti all’olio o coperti d’una tappezzeria di carta a fondo liscio o velluto. In un vestibolo a pianterreno può esser utile coprire il suolo con un pavimento di pianelle ceramiche; ai piani superiori è preferibile un pavimento cerato coperto nell’inverno da un tappeto scuro. Spesso la parte inferiore della scala occupa un largo spazio in fondo o lateralmente al vestibolo, dove si aprono sulle altre pareti anche un certo nùmero di porte, specialmente quelle della sala da ricevere e della sala da pranzo. Certo è pre tender troppo il volere che siano uniformemente drappeggiate di cortine e portiere, tuttavia bisogna convenire che una vecchia
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