RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

I l I BISOGNI DELLA VITA Oh! che mostri! Essi mentiscono per la gola, non è vero signo­ rine, e voi vi sentite tutte capaci di provare che esiste ancora la specie delle buone donnine da casa, delle eccellenti mamme di famiglia, delle donne d’ordine e di governo! Tutte quante, sapreste mandar avanti una casa; a tutte piacerebbe il vostro interno, per quanto modesto possa essere; tutte avreste il desi­ derio di far felice quel padrone, a volte autocrate e brontolone, che v’impongono le leggi naturali e civili, ma che sa di tanto in tanto far valere qualche merito — siamo giusti, signori! — quando adempie coscienziosamente ai suoi doveri di marito! La felicità in casa!... Eccolo, è pur vero, l’ideale da rag­ giungere e il grande scopo della vita! Quanti però non vi arri­ vano; quanti gli passano accanto, per quanti il matrimonio non è più che un peso, un giogo, una galera insopportabile! Gli è che per quanto siano animati, l’uno e l’altra, dal desi­ derio di amarsi e di crearsi a vicenda una dolce esistenza, la donnina e lo sposino, ignorano per lo più, quando si uniscono in matrimonio, di quanti infinitamente piccoli elementi sia composta la felicità! L’amore, senza dubbio, ne è il gran movente, il fon­ damento principale; ma la luna di miele, per quanto graziosa, non può durare in eterno. Dopo aver brillato nel suo massimo fulgore, come tutte le lune, deve necessariamente passare per una serie di fasi decre­ scenti, e non si va a lungo senza vederne l’ultimo quarto. D’altronde, francamente, la vita è tanto rosea e azzurrina perchè si possano lungamente conservare le dolci illusioni dei vent’anni! Può essere sicuramente dolcissimo, dapprincipio, lo sfogliare le margheritine; ma è indispensabile anche il soddi­ sfare i bisogni reali e impellenti dell’esistenza, di procurarsi da vivere e mangiare, di far bollire la pentola e di' portare l’imbec­ cata ai piccini. La parte più gravosa, in ispecial modo, spetta all’uomo: ma

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