RENGADE, I bisogni della vita, 1887 copia

220 I BISOGNI DELLA VITA tutto ignote ai nostri nonni, e la cui conquista fa del resto il più grande onore ai nostri orticultori. Il tempo non è ancora lontano in cui i più appassionati flo­ ricultori non coltivavano altro che la rosa, il giglio, il garofano, la viola del pensiero, il tulipano, il gelsomino, il giacinto, l’amo­ rino, ecc., tutti fiori bellissimi, vivaci, che formavano la base di tutti i mazzi, e occorrendo avevano perfino un « linguaggio » come il più tenero degli amanti, quando una mano intelligente li disponeva in tale intenzione, secondo le regole dell’arte! Ma ai nostri giorni, questi fiori troppo comuni, quantunque i più belli tuttora ed i più seducenti per profumo e colori sma­ glianti, sono a torto od a ragione relegati in seconda linea o anzi abbandonati del tutto per la flora esotica e bizzarra che si è imposta ai nostri sguardi. Quelli che regnano sovrani nei nostri giardini sono i vegetali dal fogliame colorato o frastagliato, le piante colossali, gli strani arbusti. -I nostri occhi si sono assue­ fatti a quella vegetazione pittoresca, e le nostre ajuole ci par­ rebbero ignude se togliessimo loro simili decorazioni. Bisogna ammettere del resto che le macchie di canne, di ro­ dodendri, di azalee, di cui si abusa perfin troppo, abilmente com­ misti nelle ajuole, ai lilla, alle fusaggini, ai viorni, ai ligustri, producono sempre e dappertutto un effetto prodigioso. Quasi tutta l’arte del giardiniere decoratore consiste ormai nella sapiente combinazione della flora ornamentale moderna con quella d’altre volte; e fra le piante coltivate adesso, un certo numero, come le begonie, i ricini, gli aloe, le fucsie, i ginerii, i flox, i gla­ dioli, i pelargoni, i crisantemi, si armonizzano in modo speciale coi fiori classici dei vecchi giardini. Non bisogna però attribuire il rapido accrescersi delle nostre ricchezze floreali unicamente all’acclimazione dei vegetali esteri. L’innesto e le seminagioni ripetute delle nostre piante indigene ne hanno moltiplicato le prime varietà conosciute a tal punto,

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